Commercio estero 2025: divario Nord-Sud e allarme per il Sud

Il quadro congiunturale del commercio estero italiano nel corso del 2025, analizzato nei primi nove mesi, rivela una dicotomia regionale preoccupante, con alcune aree che faticano a mantenere la competitività internazionale mentre altre mostrano una dinamicità apprezzabile.
L’andamento negativo, seppur con intensità differenti, caratterizza il Sud Italia.

Il Molise, in particolare, ha subito una contrazione delle esportazioni in termini di valore pari al -7,7%, segnale di una potenziale difficoltà nel sostenere la propria vocazione commerciale.
Questo dato si inserisce in un contesto più ampio che coinvolge la Basilicata (-12,1%), la Sardegna (-11,5%) e la Sicilia (-5,1%), regioni spesso caratterizzate da una maggiore dipendenza da settori tradizionali e da una minore capacità di diversificazione produttiva.

Tale andamento, come evidenziato dall’analisi Istat, solleva interrogativi cruciali circa la resilienza dei sistemi economici regionali del Sud, la loro capacità di adattamento a contesti globali in rapida evoluzione e la necessità di politiche mirate a stimolare l’innovazione, la digitalizzazione e la formazione di competenze specializzate.

La contrazione delle esportazioni non è solamente un dato economico, ma può avere ripercussioni significative sull’occupazione, sul reddito disponibile e sulla coesione sociale.
Al contrario, un segnale di vitalità si manifesta nelle regioni del Nord-Est e del Centro, dove si registrano incrementi significativi delle esportazioni.
Il Friuli-Venezia Giulia spicca con una crescita del 22,5%, testimoniando una capacità di intercettare nuove opportunità di mercato e di valorizzare la propria produzione.
La Toscana (+20,2%) e il Lazio (+14%) confermano la propria posizione di motori dell’economia nazionale, beneficiando di una solida base industriale, di infrastrutture avanzate e di una forte presenza di settori ad alto valore aggiunto.

Questo divario territoriale tra Nord e Sud evidenzia la necessità di un approccio politico più articolato e differenziato, che tenga conto delle specificità di ciascuna regione e che promuova una maggiore convergenza economica.
Interventi mirati, incentivi all’innovazione, investimenti in capitale umano e una maggiore semplificazione burocratica potrebbero contribuire a ridurre le disparità e a favorire una crescita più equilibrata e sostenibile per l’intero Paese.

L’analisi dei dati preliminari del 2025 rappresenta pertanto un campanello d’allarme e, allo stesso tempo, un’opportunità per ripensare le strategie di sviluppo economico e per rafforzare la competitività dell’Italia nel contesto internazionale.

- pubblicità -
- Pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap