La salute cardiovascolare in Italia, e in particolare in Calabria, si presenta come un quadro complesso e allarmante, delineato dalle recenti analisi dell’Istituto Superiore di Sanità. Il secondo rapporto sul tema, focalizzandosi sull’equità nell’accesso alle cure e sui risultati clinici, mette in luce un divario persistente e in alcuni aspetti acuito tra le regioni del Nord e del Sud, con la Calabria che si colloca in una posizione critica.La riduzione complessiva della mortalità per malattie cardiovascolari, un traguardo positivo a livello nazionale negli ultimi due decenni, non ha beneficiato in egual misura tutte le aree del paese. Mentre l’innovazione tecnologica, il miglioramento delle terapie e una maggiore consapevolezza hanno contribuito a contenere i decessi, le regioni meridionali, e in particolare la Calabria, hanno assistito a un ampliamento del solco che le separa dal resto d’Italia. Questo si traduce in una maggiore frequenza di ricoveri per infarto acuto del miocardio, un indicatore chiave della gravità della situazione, e in un aumento dei ricorsi a cure al di fuori della regione d’appartenenza, sintomo di una carenza percepita di servizi adeguati sul territorio.I dati relativi ai tassi di ricovero per infarto acuto mostrano una tendenza preoccupante. A livello nazionale, si è osservata una diminuzione dei tassi sia negli uomini che nelle donne, rispettivamente del 20% e del 34% tra il 2010 e il 2023. Tuttavia, queste riduzioni non compensano il carico di malattia concentrato nel Sud Italia, e in particolare in Calabria, che registra i tassi più elevati. La Valle d’Aosta, pur con un tasso elevato, non riflette la stessa dinamica di carenza strutturale e di accesso differenziato che caratterizza la situazione calabrese.La mobilità sanitaria, ovvero il flusso di pazienti che si spostano per ricevere cure specialistiche, rivela ulteriori criticità. Nel caso specifico dell’intervento di bypass aortocoronarico, una procedura complessa e salvavita, il Sud Italia, incluse le isole, mostra un’incidenza di mobilità sanitaria elevata. La Calabria, in questo contesto, si distingue per tassi particolarmente elevati, che hanno subito una flessione fino al 2019 per poi riprendere una crescita significativa a partire dal 2020, in concomitanza con la pandemia di COVID-19. Questo andamento suggerisce che le difficoltà di accesso alle cure, già presenti, sono state esacerbate dagli eventi recenti.L’analisi storica della mortalità per malattie cardiovascolari rivela una persistente disparità tra le regioni meridionali e quelle settentrionali. Mentre nel 1980 i tassi di mortalità maschile nel Sud erano leggermente inferiori alla media nazionale, nel 2021 hanno superato tale media. Le donne del Meridione hanno sempre presentato un tasso di mortalità per malattie del sistema circolatorio superiore alla media, sottolineando una vulnerabilità cronica e un accesso diseguale alle risorse sanitarie.In sintesi, il quadro che emerge è quello di un sistema sanitario che, pur registrando progressi a livello nazionale, non riesce a garantire un’equa distribuzione dei benefici e a ridurre le disuguaglianze territoriali. La Calabria, in particolare, si configura come un caso emblematico di un sistema sotto pressione, con un carico di malattia elevato, difficoltà di accesso alle cure e un divario persistente rispetto al resto d’Italia. Affrontare questa sfida richiede un impegno concertato a livello nazionale, con interventi mirati a rafforzare l’offerta di servizi sanitari sul territorio, a promuovere la prevenzione e a ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche che contribuiscono a determinare i fattori di rischio cardiovascolare.
Calabria: Allarme Salute Cardiovascolare, Divario con il Nord
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