Informazione a rischio: salvaguardare la verità nell’era digitale.

In un’epoca definita dalla proliferazione incontrollata di dati e dalla crescente erosione della fiducia pubblica, la salvaguardia dell’informazione di qualità si configura come un imperativo civico, una condizione imprescindibile per la sopravvivenza di una democrazia sana e partecipata.

L’appello lanciato da Lino Morgante, presidente della Società editrice Sud, durante l’incontro a Catanzaro, in occasione della Giornata mondiale contro la disinformazione, coglie nel segno: sostenere l’informazione rigorosa e verificata non è un costo, ma un investimento strategico per il futuro.

Il paradigma attuale è drammaticamente sbilanciato: chi produce contenuti giornalistici responsabili, attenendosi a standard etici e professionali elevati, si trova ad affrontare rischi economici e legali superiori a quelli di chi, al contrario, diffonde consapevolmente notizie false o distorte, sfruttando piattaforme illegali e violando il diritto d’autore.

Questa distorsione del mercato dell’informazione mina alla base il principio stesso della responsabilità e della trasparenza.
Nino Rizzo Nervo, direttore responsabile della Gazzetta del Sud, ha brillantemente evidenziato una pericolosità insidiosa: la “notizia verosimile”, quella che appare credibile a una prima impressione ma che cela manipolazioni o omissioni cruciali.

L’accelerazione vertiginosa con cui le informazioni si propagano, amplificata dai social media e dai motori di ricerca, ci disarma di fronte alla necessità di un’analisi critica approfondita.
La tecnologia, paradossalmente, rischia di soffocare il pensiero critico, di trasformarci in meri ricettori passivi di dati, privandoci della capacità di discernere la verità dalla menzogna.

L’avvento dell’intelligenza artificiale ha ulteriormente complicato il quadro.
La possibilità di generare intere testate giornalistiche o di condurre telegiornali attraverso avatar artificiali, senza che il pubblico ne sia consapevole, rappresenta una sfida senza precedenti per l’etica professionale e per la percezione della realtà.
Questo fenomeno, già consolidato nel settore dell’intrattenimento musicale e cinematografico, rischia di contaminare l’informazione, creando un ambiente di confusione e sfiducia generalizzata.
Giuseppe Soluri, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, ha sottolineato con lucidità che la lotta contro la disinformazione non può essere delegata a soluzioni tecnologiche o normative superficiali.

È necessario, anzitutto, un ritorno alla centralità delle testate giornalistiche che abbiano una solida tradizione, una comprovata credibilità e che siano gestite da professionisti qualificati.
La distinzione tra fatti e opinioni, principio cardine del giornalismo, deve essere mantenuta con rigore e il giornalista, per difendere la propria professione, deve continuare a investire nella qualità e nell’accuratezza del proprio lavoro.

Il giornalismo non è un business facile, ma un servizio pubblico essenziale per la democrazia.

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