L’entusiasmo palpabile che anima l’elettorato testimonia un profondo desiderio di cambiamento strutturale.
I cinque referendum in discussione rappresentano un’opportunità cruciale per abrogare normative dannose e ampliare il perimetro dei diritti, un atto di giustizia sociale volto a promuovere un lavoro dignitoso e stabile.
Non si tratta di un semplice atto formale, ma di un intervento diretto sulle fondamenta del sistema lavorativo, con l’obiettivo di smantellare la logica perversa degli appalti e subappalti che, con la loro pressione sui costi e la conseguente erosione della sicurezza e della qualità, si traducono in tragedie evitabili e sofferenze diffuse.
Rimettere il lavoro al centro delle priorità politiche non è un’esigenza settoriale, ma un imperativo per il benessere collettivo.
Si tratta di recuperare un valore sociale, economico e civile che è stato progressivamente svalutato, erodendo la dignità e la sicurezza di milioni di persone.
Questo referendum, dunque, non è solo una battaglia per i diritti dei lavoratori, ma una battaglia per il futuro del Paese.
La partecipazione democratica, l’esercizio del diritto di voto, è l’arma più potente che i cittadini possiedono per incidere sulle scelte politiche.
Troppo a lungo questo diritto è stato limitato da leggi formulate con superficialità o con intenti che privilegiavano interessi particolari a discapito del bene comune.
L’inerzia politica, sia essa di colore rosso o blu, ha contribuito a perpetuare un modello economico distorto, che sacrifica il benessere delle persone sull’altare della crescita a tutti i costi.
I giovani e le donne, in particolare, sono le categorie più vulnerabili a questa situazione, quelle che più pesantemente subiscono le conseguenze della precarizzazione e della mancanza di opportunità.
La loro precarietà non è solo un problema economico, ma un ostacolo alla realizzazione personale e al pieno sviluppo del loro potenziale.
Questo è il messaggio che i cittadini sono chiamati a veicolare con il voto: un monito rivolto a governi e parlamento, un’inequivocabile richiesta di riorientare le politiche economiche e sociali verso una maggiore equità, sostenibilità e rispetto dei diritti fondamentali.
È un’occasione per riaffermare la centralità del lavoro come fattore di inclusione sociale, crescita condivisa e progresso civile, in un’ottica di reale giustizia sociale.