La regista ha manipolato i teschi sul set, facendo intuire che il personaggio di Costanza è un simbolo dell’equilibrio fragile tra amore e morte. Questa interpretazione risulta comprensibile grazie alle parole della scrittrice Miriam Dalmazio, protagonista femminile nata dalla penna di Alessia Gazzola e in arrivo su Rai1 a partire dal 30 marzo con una nuova serie ispirata al romanzo “Questione di Costanza” (pubblicato da Longanesi), dopo il successo de L’Allieva, con Alessandra Mastronardi. Questa è la seconda trasposizione televisiva della trilogia dedicata alla paleopatologa Costanza Macallè, interpretata da Dalmazio e Marco Rossetti (Doc-Nelle tue Mani, Un Passo dal Cielo, Black Out 1 e 2), che si intitola semplicemente “Costanza”. La storia è ambientata in un contesto contemporaneo e racconta l’amore contrastato tra due personaggi, nonché un mistero da risolvere attraverso la scienza della paleopatologia. È una commedia romantica che propone un equilibrio tra elementi freschi ed originali con una storia d’amore contemporanea contrastata e un intrigante mistero da sciogliere.La protagonista Costanza è una dottoressa dell’Istituto di Paleopatologia, la scienza che studia le malattie del passato esaminando i resti umani. In questo adattamento televisivo ci sono anche Lorenzo Cervasio (Il paradiso delle signore 2), Caterina Shulha (Un passo dal cielo e Nero a metà) e Franco Castellano (Commesse e Le tre rose di Eva). La serie è diretta da Fabrizio Costa e prodotta da Banijay Studios Italy. Dice Alessia Gazzola: L’idea di Costanza è nata mentre guardavo un tgR del Veneto, c’era un servizio di un team di paleopatologi che erano giunti a Verona per degli studi. All’inizio – spiega Dalmazio – mi sono molto ritrovata nel personaggio di Costanza, ha i capelli rossi ed è siciliana, poi leggendo la sceneggiatura ho scoperto che è una matta, un personaggio che non avevo mai visto. È particolare nelle sue scelte: sa essere normale e fuori dagli schemi, fin dalla scelta della paleopatologia, ma è anche una brava mamma single anche se talvolta incasinata, fuori dagli schemi, aveva il sogno di andare a Londra ma quando scopre che a Verona è stato bandito un assegno di ricerca per un anno, decide di tentare il concorso e lo vince. Marco pensa di avere la vita perfetta, è un architetto – fa notare Rossetti – è costretto a ricostruirsi una casa. Sta per sposarsi, ma tutto questo viene sgretolato dall’arrivo di Costanza con la quale a distanza di anni c’è ancora chimica, ma lei è corteggiata da un altro uomo (Lorenzo Cervasio). Ma ci sono due protagoniste parallele in questo racconto anche se Costanza non è un giallo, ma una piccola raccolta di indizi. C’è un’indagine storica e una medica. Con la paleopatologia si possono scoprire cose interessanti, spiega la scrittrice che ci tiene a precisare che fatti realmente avvenuti si mischiano ad altri immaginati dalla fantasia dell’autore e degli sceneggiatori. Costanza cerca un difficile equilibrio tra la vita privata e un lavoro impegnativo e insolito, in cui deve risolvere antichi misteri letteralmente sepolti nel passato. Il suo incarico, da cui dipende anche il suo futuro professionale, è ricostruire la vera storia di Selvaggia di Staufen (Bianca Panconi), figlia illegittima di Federico II di Svevia (Kaspar Capparoni), i cui resti sono stati ritrovati nei pressi del suggestivo Castello di Montorio. Osserva il regista Costa: questo racconto, permette proprio di svelare questo segreto. Infatti, le eroine sono due: Costanza, che vive oggi e Selvaggia di Staufen, figlia illegittima di Federico II di Svevia, che vive otto secoli prima di lei, ma vibra con le stesse corde del cuore nei confronti dell’amato e della figlia che muovono i sentimenti di Costanza. Con una magia narrativa, le storie delle due donne si intrecciano fino a diventare contemporanee, inseguendosi nei colpi di scena. Il medioevo e la contemporaneità diventano sincroni nel nome dell’amore, mettendo in luce un equilibrio tra due mondi che spesso appaiono inconciliabili.
Costanza: amore, morte e mistero tra passato e presente
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