La montagna, custode silenziosa di vite e storie, ha restituito i corpi di Michele Bruzzone, cinquantacinque anni, originario di Cengio, e Daniela Colucci, giovane brigadiere dei Carabinieri, trentatré anni, in servizio a Varazze. La tragica scoperta, avvenuta questa mattina sul nevaio del canale Coolidge, a circa 2400 metri di altezza sul versante settentrionale del Monviso, ha spento per sempre la speranza di un loro ritorno. Il Monviso, imponente vetta delle Alpi Cozie, si erge ora come scenario di un lutto che colpisce la comunità savonese e l’intera nazione.L’itinerario dei due escursionisti, partito lunedì dal Savonese con direzione valle Po, si è interrotto bruscamente in un ambiente alpino tanto suggestivo quanto implacabile. Il canale Coolidge, percorso tecnico e impegnativo, richiede esperienza e preparazione specifica, elementi che, a quanto pare, non hanno garantito la loro incolumità.La notizia ha scosso profondamente le forze dell’ordine, con la perdita di una giovane brigadiere che dedicava la propria vita al servizio del Paese. Il dolore si estende alla famiglia di Michele Bruzzone, un uomo appassionato di montagna, la cui passione si è trasformata in un tragico epilogo.L’area del Monviso, e in particolare il versante nord, è caratterizzata da un orografia complessa, con ripide pareti rocciose e nevai perenni. Le condizioni meteorologiche, spesso imprevedibili e variabili rapidamente, rappresentano un fattore di rischio significativo per chiunque intraprenda escursioni in alta quota. La presenza di neve residua, anche in piena estate, crea situazioni di pericolo aggiuntive, come crepacci nascosti e instabilità del terreno.L’intervento dei soccorsi, tempestivo ma purtroppo inefficace, ha coinvolto elicotteri e squadre di soccorso alpino, che hanno operato in condizioni difficili per recuperare i corpi. Le indagini, affidate alle autorità competenti, avranno il compito di ricostruire con precisione la dinamica dell’evento e di chiarire le cause della tragedia.Al di là dell’immediato dolore e del bisogno di accertamenti tecnici, questo evento solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza in montagna, sulla necessità di una maggiore consapevolezza dei rischi e sulla preparazione adeguata per affrontare le sfide di un ambiente alpino così severo. La montagna, in fondo, non è solo uno scenario di bellezza e avventura, ma anche un luogo che richiede rispetto, prudenza e conoscenza. Il silenzio del Monviso, ora, sembra sussurrare una lezione amara: la natura non perdona l’imprudenza e l’arroganza.