L’eco delle parole di Papa Leone, pronunciate durante l’Angelus della festa dell’Assunta, risuona come un monito urgente, un appello alla riflessione in un’epoca segnata da conflitti laceranti.
Lungi dal rassegnarsi alla tirannia della logica bellica, il Papa invoca l’intercessione della Vergine Maria, custode di speranza e di compassione, affinché possa illuminare il cammino verso la pace.
Il riferimento a Pio XII, il pontefice che guidò la Chiesa nel cuore della Seconda Guerra Mondiale, assume un’importanza particolare.
La sua lapida affermazione – “Mai più scempio di vite umane!” – trascende il contesto storico in cui fu proferita, rivelando una drammatica attualità.
L’orrore che caratterizzò quel periodo non è scomparso; si manifesta oggi in guerre che dilagano, in tragedie umane che si susseguono, in un’indifferenza che appare sempre più radicata nel cuore dell’umanità.
La sensazione di impotenza che permea il nostro tempo è palpabile.
Assistiamo, quasi paralizzati, al perpetuarsi di violenze sorde, insensibili al grido di dolore che proviene dalle zone di conflitto.
Le immagini di sofferenza, la disperazione negli occhi dei civili, il crollo di intere comunità… tutto ciò rischia di avvilire, di minare la nostra fiducia nel futuro.
Tuttavia, Papa Leone ci ricorda una verità fondamentale: la speranza non può essere abbandonata.
Nonostante la potenza del male, la profondità delle ferite che insanguinano il mondo, Dio rimane più grande del peccato, della distruttività, dell’odio che sembra aver preso il sopravvento.
Questa è la certezza che ci sostiene, la forza che ci spinge ad agire, a non arrenderci alla disperazione.
L’invocazione mariana non è quindi un gesto passivo, una semplice richiesta di intervento divino.
È un atto di fiducia nella capacità dell’umanità di superare le proprie debolezze, di riscoprire i valori di fratellanza, di solidarietà, di rispetto per la dignità di ogni persona.
È un impegno a coltivare la pace, non come assenza di conflitto, ma come costruzione attiva di un mondo più giusto, più equo, più umano.
È un invito a diventare, ciascuno nel proprio piccolo, artefici di un futuro migliore, ispirati dall’esempio di speranza offerto dalla Vergine Maria.
La sua Assunzione al cielo è simbolo di una realtà trascendente, di una possibilità di redenzione che non deve essere dimenticata.