La tragedia di Sesto San Giovanni, un sobborgo pulsante alle porte di Milano, ha squarciato il velo di una realtà troppo spesso relegata ai margini della nostra coscienza collettiva.
Un uomo, Letterio Buonomo, settantuno anni, una vita segnata dal lavoro onesto come custode e dal dolore di un divorzio, ha compiuto un gesto disperato, gettandosi dal sesto piano del suo appartamento durante lo sfratto.
Un atto che non è solo un suicidio, ma un grido lacerante di un sistema che fallisce nel proteggere i suoi più vulnerabili.
La scena, impressa negli occhi dei passanti e degli operatori presenti, è quella di un dramma in atto: l’avvocato, il proprietario, le forze dell’ordine ad eseguire la procedura, e al centro, un uomo sull’orlo del precipizio emotivo, sopraffatto da una spirale di disagio psicologico e dalla prospettiva di una sopravvivenza precaria.
Il biglietto d’addio, una testimonianza concisa e straziante, rivela la profondità del dolore e la mancanza di alternative percepite: “Non ce la faccio più”.
Una frase che incapsula la disperazione di chi si sente intrappolato in una rete di difficoltà economiche e burocratiche, privato del bene più elementare: un tetto.
La vicenda non si limita a una singola storia di sofferenza.
Essa solleva interrogativi urgenti sulla gestione delle emergenze abitative nelle metropoli, sull’efficacia dei sistemi di sostegno sociale e sulla priorità che la società attribuisce al diritto alla casa.
Il sindaco di Sesto San Giovanni, nel suo cordoglio, ha evidenziato la difficoltà dell’uomo nell’accedere al fondo per la morosità incolpevole, a causa di un reddito, seppur modesto, considerato troppo elevato.
Ha inoltre accennato a una preesistente fragilità legata alla ludopatia, un elemento che contribuisce a complicare ulteriormente la vulnerabilità di una persona già in difficoltà.
La vicenda innesca un dibattito acceso, che si protrae sui social media e nell’aula parlamentare.
Ilaria Salis, eurodeputata di Avs, denuncia l’ennesima vittima della crisi abitativa, sottolineando come gli interessi economici privati prevalgano sui bisogni primari della popolazione.
Giulia Pastorella, deputata di Azione, chiede un’azione urgente da parte del governo, esortando a un approccio improntato a rispetto e comprensione nei confronti di chi si trova in condizioni di indigenza e buona fede.
La tragedia di Letterio Buonomo non deve essere dimenticata.
Essa rappresenta un campanello d’allarme, un monito a ripensare il nostro approccio alla questione abitativa, promuovendo politiche sociali più inclusive, sistemi di sostegno più efficaci e, soprattutto, riconoscendo che la casa non è un lusso, ma un diritto umano fondamentale, imprescindibile per la dignità e il benessere di ogni individuo.
Occorre un cambio di paradigma, che metta al centro la persona e la sua necessità di un luogo sicuro e stabile in cui vivere.
Un impegno concreto per costruire una società più giusta, equa e solidale, dove nessuno sia costretto a scegliere tra la sopravvivenza e il tetto sopra la testa.