La recente designazione di Filippo Ferri a questore di Monza e Brianza ha innescato un acceso dibattito e una forte ondata di disapprovazione che investe l’amministrazione pubblica e la società civile. L’appuntamento, ufficialmente in vigore dal primo giugno, si configura come un punto di frizione particolarmente delicato, sollevando interrogativi profondi sul rapporto tra istituzioni, memoria storica e responsabilità delle azioni compiute dalle forze dell’ordine.Un numero significativo di rappresentanti della società brianzola – un centinaio, a testimonianza della portata del dissenso – ha espresso pubblicamente la propria contrarietà attraverso una lettera aperta indirizzata al Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, chiedendo una revisione della nomina. Parallelamente, l’Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) ha formalizzato l’intenzione di presentare un’interrogazione parlamentare, segnalando la gravità della questione a livello nazionale.La vicenda affonda le sue radici in eventi traumatici risalenti al 21 luglio 2001, durante il vertice del G8 a Genova. In quella notte, un’irruzione repentina e violenta di reparti mobili della polizia in una scuola – destinata a fungere da centro stampa per il Genoa Social Forum – ha segnato l’inizio di un episodio che ha profondamente scosso la coscienza collettiva. L’azione ha portato all’arresto di 93 attivisti, con conseguenze fisiche devastanti per molti: 63 persone necessitarono di cure ospedaliere, tre si trovarono in prognosi riservata e una, purtroppo, versò in stato di coma. Le descrizioni emerse, definendo l’evento come un “pestaggio da macelleria messicana”, hanno amplificato il senso di indignazione e di ingiustizia.È proprio in relazione a questi eventi che il nome di Filippo Ferri, all’epoca coinvolto in qualità di dirigente, è stato oggetto di un lungo e travagliato iter giudiziario. Nel 2012, una sentenza definitiva lo ha condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione per falso e calunnia, accompagnati dall’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. La sua attuale posizione di capo della Polizia ferroviaria di Milano, in contraddizione con la condanna subita, ha reso la nomina a questore di Monza e Brianza particolarmente controversa.La petizione che si oppone alla nomina, sostenuta da realtà politiche come Sinistra Italiana, Più Europa e Lab Monza, non si limita a contestare una singola decisione amministrativa. Essa incarna una più ampia rivendicazione di rispetto per la memoria delle vittime, per i principi costituzionali e per i valori democratici che fondano la convivenza civile. Affidare la responsabilità della sicurezza pubblica a un individuo che, a detta dei suoi oppositori, ha tradito la divisa e la funzione pubblica, rappresenta, a loro avviso, una pericolosa legittimazione di una cultura dell’impunità e della menzogna, una svalutazione della giustizia stessa.La senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Ilaria Cucchi, con la sua interrogazione al Ministro dell’Interno, sottolinea come questa vicenda metta a nudo una profonda frattura tra l’amministrazione e una parte significativa della cittadinanza, richiamando l’attenzione sulla necessità di un confronto aperto e trasparente per ristabilire un clima di fiducia e rispetto reciproco. La vicenda non è, dunque, solo una questione di apparenze o di una singola nomina, ma incarna una più ampia riflessione sulla necessità di garantire che le istituzioni siano al servizio della giustizia e della verità.