Il documentario “Siamo in un film di Alberto Sordi?”, firmato da Steve Della Casa e Caterina Taricano, non si propone come una semplice retrospettiva sulla vita e la carriera di uno dei più iconici attori italiani, ma come un’indagine complessa sul rapporto tra comicità, impegno civile e consenso culturale.
L’opera, distribuita da Altre Storie, emerge come un’analisi del perché una figura apparentemente così popolare come Sordi, capace di incarnare vizi e virtù dell’italiano medio, abbia suscitato a lungo giudizi contrastanti e persino ostili, soprattutto da parte della sinistra intellettuale.
La frase provocatoria di Nanni Moretti, “Siamo in un film di Alberto Sordi?”, posta al centro del titolo, non è un mero atto di disprezzo, ma una chiave interpretativa che apre a una riflessione più ampia: quanto la comicità, per essere accettata, debba conformarsi a un’agenda politica predefinita? Il documentario suggerisce che la difficoltà di Sordi a integrarsi in un’unica corrente di pensiero, la sua capacità di osservare la realtà con un’ironia tagliente e non faziosa, lo abbiano reso scomodo, un elemento disturbante per chi pretendeva un allineamento ideologico.
Lungi dall’essere un mero “qualunquista”, come talvolta gli è stato contestato, Sordi si rivela un acuto osservatore della società italiana, capace di smascherare ipocrisie e contraddizioni con una profondità che andava al di là della semplice comicità.
Film come “Tutti a casa” ne sono testimonianza, evidenziando la sua capacità di affrontare temi delicati e controversi con un approccio originale e anticonformista.
Il documentario demolisce l’idea, spesso ricorrente nel mondo della cultura, che la comicità sia per forza di cose di “serie B”, relegata a un ruolo marginale rispetto all’impegno politico e intellettuale.
Al contrario, “Siamo in un film di Alberto Sordi?” mostra come la satira possa essere uno strumento potente per la critica sociale, capace di raggiungere un pubblico più ampio e di stimolare riflessioni profonde.
L’opera si arricchisce di una ricca selezione di scene d’archivio e di interviste a figure di spicco del panorama culturale italiano, tra cui Giuliano Montaldo, Nicola Piovani, Ascanio Celestini, Vincenzo Mollica e lo stesso Steve Della Casa.
Queste testimonianze offrono prospettive diverse sulla figura di Sordi, svelandone la complessità e analizzando le ragioni delle sue difficoltà nel rapportarsi al sistema culturale italiano.
Il documentario non solo ripercorre la sua carriera, ma ne illumina le ombre, rivelando un artista spesso incompreso e penalizzato dalla sua indipendenza di pensiero.
È un invito a riscoprire Sordi, non come un semplice interprete di cliché, ma come un intellettuale irriverente che ha saputo cogliere e rappresentare l’anima complessa e contraddittoria dell’Italia.






