La Generazione Connessa e la Pirateria Audiovisiva: Un’Analisi Comportamentale e le Sfide EducativeUn recente studio promosso da Fapav e condotto da Ipsos Doxa rivela un quadro allarmante: oltre la metà dei giovani italiani tra i 10 e i 25 anni ricorre a canali non autorizzati per accedere a contenuti audiovisivi.
Questo dato, che evidenzia una diffusa pratica di pirateria, non è semplicemente un indicatore di comportamenti illegali, ma riflette una complessa interazione di fattori psicologici, sociali e culturali che meritano un’analisi approfondita.
L’indagine mette in luce come la percezione del rischio associata alla pirateria vari significativamente in base all’età.
I preadolescenti (10-14 anni) mostrano una maggiore preoccupazione per i rischi concreti come virus e furti di dati, probabilmente influenzati dalle istruzioni dei genitori e dall’ambiente familiare.
Al contrario, i giovani più grandi (15-25 anni) sono più propensi a giustificare la pirateria come una forma di protesta contro un sistema che percepiscono come inefficiente o ingiusto.
Questa visione critica, spesso alimentata dalla frustrazione e dalla sensazione di essere esclusi, li spinge a sfidare le regole e a ricercare alternative non autorizzate.
È interessante notare che, nonostante una crescente consapevolezza dei rischi informatici, i giovani pirati, soprattutto quelli nella fascia 15-25, tendono a minimizzare la gravità delle conseguenze.
L’adozione di strategie come l’utilizzo di dispositivi dedicati contribuisce a questa percezione ridotta del rischio, creando una sorta di illusione di sicurezza.
Questa minimizzazione è ulteriormente alimentata dalla sensazione che la pirateria sia un fenomeno diffuso e, quindi, apparentemente privo di vittime evidenti.
La mancanza di una chiara comprensione dell’impatto economico e sociale della pirateria, unita a una certa indifferenza nei confronti di questi danni, completa il quadro di una generazione che fatica a interiorizzare il valore della proprietà intellettuale e il rispetto per il diritto d’autore.
Il dato relativo all’informazione ricevuta sui rischi della pirateria è particolarmente significativo.
Solo una minoranza di giovani ha ricevuto informazioni adeguate in ambito scolastico o familiare, e paradossalmente, i pirati si dichiarano più informati dei non pirati.
Questo suggerisce che la sola veicolazione di informazioni generiche sui rischi non è sufficiente a modificare comportamenti radicati.
È necessario un approccio più sofisticato che coinvolga la promozione di una narrazione collettiva e massmediatica sulla pirateria, in grado di stimolare la riflessione critica e di sensibilizzare i giovani sulle implicazioni etiche e legali delle loro azioni.
La recente normativa italiana, tra le più avanzate in Europa, e le innovative procedure dell’Agcom rappresentano strumenti importanti nella lotta alla pirateria.
Tuttavia, come sottolinea Federico Bagnoli Rossi, presidente di Fapav, non sono sufficienti.
Servono campagne di sensibilizzazione e di educazione alla legalità, capaci di raggiungere i giovani nei loro ambienti di riferimento e di coinvolgerli in un dialogo costruttivo.
Larissa Knapp, responsabile della protezione dei contenuti della Motion Picture Association, sottolinea l’importanza delle attività educative come strumento a lungo termine per plasmare abitudini digitali responsabili e rafforzare il rispetto per la creatività.
Alessandro Usai, presidente di Anica, ricorda che il prodotto audiovisivo rappresenta un investimento significativo e che la sua tutela richiede un periodo di tempo prolungato.
In questo contesto, l’educazione e la scuola giocano un ruolo cruciale, ma è altrettanto importante rendere più difficile la possibilità di accedere a contenuti pirata.
La sfida, quindi, non è solo quella di informare, ma anche quella di creare un ecosistema digitale che disincentivi la pirateria rendendo più accessibili e convenienti le alternative legali.
La questione sollevata dalla pirateria, quindi, non si riduce a un problema di evasione fiscale, ma rivela un problema culturale che implica la necessità di una presa di coscienza l’importanza di una formazione per una cultura del rispetto per i diritti di chi con le opere un bene prezioso, con il valore di educazione, con il valore di sviluppo.





