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giovedì 30 Ottobre 2025

Venezia 82: Leone d’Oro o voce di Gaza? Un premio controverso.

La decisione della giuria dell’82ª Mostra del Cinema di Venezia ha generato un dibattito complesso, una riflessione sulle dinamiche del riconoscimento artistico e sull’ineluttabile influenza del contesto storico.
Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra, ha descritto un processo decisionale maturo e condiviso, in cui si è cercato un equilibrio tra la valutazione intrinseca del valore cinematografico e la sensibilità verso le tematiche urgenti che plasmano il nostro tempo.
L’assegnazione del Leone d’Oro a “Father Mother Sister Brother” di Jim Jarmusch, pur rappresentando una scelta originale e in linea con la tendenza a premiare opere che sfidano le convenzioni narrative, ha inevitabilmente fatto ombra al commovente “The Voice of Hind Rajab” di Kaouther Ben Hania, che si è aggiudicato il Leone d’Argento.

Quest’ultimo film, con la sua cruda rappresentazione del dolore e della perdita attraverso la voce di una bambina palestinese vittima della guerra a Gaza, ha toccato le corde più profonde del pubblico e della critica, divenendo un potente simbolo di sofferenza e ingiustizia.

La giuria, presieduta da Alexander Payne, si è confrontata con un compito arduo: bilanciare l’eccellenza cinematografica con la responsabilità di affrontare temi di rilevanza globale.
Sebbene l’attribuzione del Leone d’Oro possa essere interpretata come un riconoscimento della maestria tecnica e della capacità narrativa di Jarmusch, l’impatto emotivo e la risonanza sociale de “The Voice of Hind Rajab” hanno lasciato in molti un senso di incompiutezza, un’aspettativa disattesa.
La scelta della giuria solleva interrogativi fondamentali sul ruolo del cinema come specchio della realtà e come strumento di denuncia.

In un’epoca segnata da conflitti e disuguaglianze, il cinema non può prescindere da una dimensione etica e sociale.
L’assegnazione di un premio, per quanto prestigioso, implica una presa di posizione, un atto di riconoscimento del valore di un’opera non solo in termini estetici, ma anche in termini di impegno civile e umanitario.

L’eco della guerra a Gaza ha permeato l’intera Mostra, influenzando la percezione delle opere presentate e amplificando l’importanza di un cinema capace di dare voce ai più vulnerabili.
Il Leone d’Argento a “The Voice of Hind Rajab” è una vittoria parziale, un riconoscimento della potenza di un film che, pur non avendo raggiunto la vetta del palmares, ha lasciato un segno indelebile nella memoria del pubblico e nella coscienza collettiva.

Il dibattito generato da questa scelta, lungi dall’essere una semplice questione di preferenze artistiche, rappresenta una riflessione più ampia sul ruolo del cinema nel mondo contemporaneo, un mondo profondamente segnato dalla sofferenza e dalla speranza.

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