L’approvazione dell’articolo 14 del ddl Sicurezza da parte della Camera, senza alcuna modifica, ha sollevato un acceso dibattito all’interno della società civile e della classe politica. La norma, comunemente definita “anti-Gandhi” dall’opposizione, prevede sanzioni severe per coloro che bloccano strade o ferrovie. Chiunque si renda responsabile di tale azione rischia il carcere fino a un mese, mentre se l’atto viene compiuto da più persone riunite la reclusione può arrivare da sei mesi a due anni.Le reazioni non si sono fatte attendere: Gianni Cuperlo del Partito Democratico sottolinea come questa normativa possa penalizzare pesantemente gruppi di studenti che decidono di occupare una strada per protesta. Arturo Scotto richiama alla memoria le lotte dei lavoratori, evidenziando come anche loro verrebbero colpiti da questa legge. Laura Boldrini denuncia l’articolo come liberticida sia per i lavoratori che per gli attivisti ambientali.Le critiche piovono anche da altre forze politiche: Avs e Movimento 5 Stelle si uniscono al coro di voci contrarie a questa misura ritenuta eccessivamente restrittiva e limitante per il diritto alla protesta pacifica. In un clima di tensione crescente, la questione sulla limitazione delle manifestazioni pubbliche diventa centrale nel dibattito politico nazionale, mettendo in discussione i principi fondamentali della democrazia e della libertà d’espressione.
Dibattito acceso sull’approvazione dell’articolo 14 del ddl Sicurezza: sanzioni severe per chi blocca strade e ferrovie
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