La pervasività dell’inquinamento da plastica rappresenta una delle sfide ambientali più urgenti del nostro tempo, un’emergenza che investe ogni ecosistema, dalle profondità abissali della Fossa delle Marianne, il punto più remoto e oscuro del nostro pianeta, fino alle vette maestose dell’Everest, simbolo della sua ineluttabile diffusione. La Giornata Mondiale dell’Ambiente, celebrata annualmente il 5 giugno dal 1974, si configura come un monito, un appello all’azione collettiva che riecheggia il motto “Only One Earth” – un richiamo alla consapevolezza che le risorse del nostro pianeta sono finite e richiedono una gestione responsabile.Nel 2025, questa giornata assume un significato particolarmente rilevante, preludendo un momento cruciale: i negoziati internazionali a Ginevra per la definizione di un trattato globale volto a eradicare l’inquinamento da plastica. Sebbene la plastica abbia indubbi vantaggi, dal risparmio energetico alla conservazione di risorse, la sua proliferazione incontrollata sta erodendo la salute del pianeta e quella dell’uomo, contaminando le fonti idriche, compromettendo la sicurezza alimentare e degradando la qualità dell’aria.La presenza ubiquitaria di microplastiche e nanoplastiche – frammenti sempre più piccoli, derivanti dalla degradazione della plastica – solleva preoccupazioni sanitarie crescenti. Questi particolati microscopici penetrano nella catena alimentare, con effetti potenzialmente dannosi ancora in gran parte da chiarire, ma che già indicano un impatto significativo sulla flora e la fauna, e con crescenti evidenze di presenza anche nell’organismo umano.L’accumulo di rifiuti plastici non si limita agli oceani, dove ogni anno si riversano circa 11 milioni di tonnellate di materiale, ma impatta anche il suolo, con circa 13 milioni di tonnellate che si sommano annualmente, alterandone la composizione e compromettendo la fertilità.La transizione verso un’economia circolare per la plastica si configura come un imperativo. Attualmente, solo una piccola percentuale (circa il 9%) della plastica prodotta a livello globale viene effettivamente riciclata, a causa di limitazioni tecnologiche, infrastrutturali ed economiche. Il potenziale di un approccio circolare è enorme: si stima che potrebbe ridurre l’immissione di plastica negli oceani di oltre l’80% e generare risparmi di circa 70 miliardi di dollari per i governi entro il 2040.Le proiezioni future dipingono un quadro allarmante: si prevede che il consumo globale di plastica raggiungerà i 516 milioni di tonnellate nel 2025 e supererà 1,2 miliardi entro il 2060. Questo aumento esponenziale del consumo richiede un cambio radicale di paradigma, che coinvolga governi, industrie, comunità scientifiche e cittadini. È necessaria una rivoluzione nella progettazione dei prodotti, nell’adozione di materiali biodegradabili e compostabili, nell’incentivazione del riuso e del riciclo, e nella promozione di comportamenti più responsabili da parte dei consumatori. La sfida è complessa, ma la posta in gioco – la sopravvivenza di un pianeta sano e vivibile – è troppo alta per non agire con urgenza e determinazione. La Giornata Mondiale dell’Ambiente 2025, quindi, non è solo una celebrazione, ma un invito a una profonda riflessione e a un impegno concreto per un futuro più sostenibile.