L’evasione IVA in Italia nel 1995, un’analisi approfonditaL’ammontare dell’IVA non incassata in Italia nel 1995 si attesta a circa 25 miliardi di euro, cifra che, pur rappresentando un miglioramento rispetto alle criticità emerse in precedenza, solleva interrogativi complessi sulla tenuta del sistema fiscale nazionale e sulla sua capacità di garantire una equa distribuzione del carico tributario.
Questo deficit, che si traduce in un gap tra il gettito IVA potenzialmente recuperabile e quello effettivamente percepito, si è stabilizzato attorno al 15% del totale, segnando una lieve incidenza maggiore rispetto all’anno precedente (14,5%) e un quadro di innegabile progresso rispetto al 2019, quando la percentuale superava il 19%.
Le proiezioni preliminari per il 1994 indicano una tendenza alla ripresa, con un’incidenza stimata al 15,3%, evidenziando come i benefici conseguiti negli anni passati siano vulnerabili a oscillazioni economiche e a problematiche strutturali più profonde.
Il rapporto “Mind the Gap” della Commissione Europea, arricchito da due studi tecnici dedicati, offre una panoramica dettagliata delle perdite fiscali a livello europeo.
In questo contesto, l’Italia si posiziona al di sopra della media dell’Unione Europea (9,5%), confermando un distacco considerevole dai Paesi con performance fiscali più efficienti.
Questo scenario complesso non può essere interpretato solo come un mero dato numerico.
Esso riflette una pluralità di fattori, tra cui:* Complessità normativa: Il sistema IVA italiano, con le sue numerose deroghe, esenzioni e aliquote differenziate, si rivela spesso intricato e difficile da interpretare, favorendo margini di elusione.
* Difficoltà di controllo: L’elevato numero di operazioni soggette a IVA e la crescente transnazionalità delle attività economiche rendono i controlli più onerosi e complessi, limitando l’efficacia delle azioni di contrasto all’evasione.
* Economia sommersa: La persistenza di un’ampia economia sommersa, caratterizzata da attività non dichiarate e spesso irregolari, sottrae una quota significativa di operazioni al monitoraggio fiscale.
* Incentivi all’elusione: La presenza di comportamenti elusivi, incentivati da una percezione di iniquità del sistema tributario o dalla ricerca di vantaggi competitivi, contribuisce ad aumentare il divario tra gettito potenziale e incassato.
Per affrontare questa problematica in modo efficace, è necessario un approccio integrato che preveda:* Semplificazione del sistema: Una revisione della normativa IVA, con l’obiettivo di ridurre la complessità e l’ambiguità delle regole.
* Potenziamento dei controlli: Un rafforzamento delle capacità di controllo dell’amministrazione finanziaria, con particolare attenzione all’utilizzo di strumenti tecnologici e all’analisi dei dati.
* Incentivi alla compliance: L’introduzione di misure volte a incentivare il rispetto delle norme fiscali, come la semplificazione degli adempimenti e la promozione della cultura della legalità.
* Lotta all’evasione fiscale: Un’azione repressiva nei confronti dei comportamenti elusivi, con particolare attenzione alla prevenzione e al contrasto dell’evasione fiscale transnazionale.
* Promozione della trasparenza: Un impegno per migliorare la trasparenza del sistema tributario e per garantire un’equa ripartizione del carico fiscale tra i diversi soggetti economici.
Superare questa sfida non è solo un imperativo finanziario, ma anche un presupposto fondamentale per la sostenibilità del welfare state e per la promozione di una società più giusta ed equa.





