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sabato 1 Novembre 2025

IA e lavoro: un’indagine rassicurante, ma serve formazione

L’avanzata dell’intelligenza artificiale (IA) suscita un dibattito acceso e spesso polarizzato, soprattutto per quanto riguarda il suo impatto sul mercato del lavoro.

Contrariamente a scenari apocalittici che prevedono una massiccia disoccupazione, un’indagine condotta da Confcommercio Milano Lodi e Monza Brianza, frutto di un’analisi approfondita di oltre mille partecipanti – tra imprenditori e cittadini – offre una prospettiva più sfumata e, in parte, rassicurante.
Il dato più rilevante emerge dal 59% degli imprenditori intervistati, i quali esprimono una ferma convinzione: l’IA non si prefiggerà, nel prossimo futuro, una sostituzione totale del lavoro umano nel settore terziario, tradizionalmente il motore dell’economia italiana.
Tuttavia, interpretare questo risultato come un mero allentamento delle preoccupazioni sarebbe un errore.
L’indagine suggerisce che la realtà sarà molto più complessa di un semplice “sì” o “no”.

L’IA, infatti, è destinata a trasformare profondamente il modo in cui operano le aziende e le professioni, introducendo nuovi paradigmi e richiedendo una riqualificazione costante della forza lavoro.
Piuttosto che una sostituzione diretta, si prospetta una ridefinizione dei ruoli.

L’IA eccellerà in compiti ripetitivi, automatizzabili e basati sull’analisi di grandi quantità di dati, liberando il potenziale umano per attività che richiedono creatività, pensiero critico, empatia e capacità di problem-solving complesse.
Pensiamo, ad esempio, alla figura del consulente finanziario: l’IA potrà fornire analisi di mercato e modelli predittivi, ma la capacità di instaurare un rapporto di fiducia con il cliente, comprendere le sue esigenze emotive e personalizzare le strategie di investimento rimarrà un valore intrinsecamente umano.

L’indagine di Confcommercio Milano Lodi e Monza Brianza evidenzia anche un’altra implicazione cruciale: la necessità di un investimento massiccio in formazione e riqualificazione professionale.
Le competenze necessarie per prosperare in un’economia guidata dall’IA saranno diverse da quelle richieste oggi, e il sistema educativo e le imprese dovranno adattarsi rapidamente per colmare questo divario.

Non si tratta solo di insegnare a programmare, ma di sviluppare un mindset flessibile, la capacità di apprendere continuamente e la predisposizione a collaborare con le macchine.
Inoltre, l’indagine stimola una riflessione più ampia sul futuro del lavoro e sulla necessità di ripensare i modelli economici e sociali.

Se l’IA aumenta la produttività e libera risorse, come verranno distribuite queste ricchezze? Come garantire un lavoro dignitoso per tutti in un’era in cui alcune professioni tradizionali potrebbero diventare obsolete? Queste sono domande complesse che richiedono risposte innovative e un dialogo aperto tra tutti gli stakeholder.

In conclusione, l’intelligenza artificiale non rappresenta una minaccia esistenziale per il lavoro umano nel settore terziario, ma piuttosto una potente forza trasformativa che richiede adattamento, investimento in competenze e una visione strategica per il futuro.
La sfida non è tanto evitare l’IA, quanto abbracciarla in modo responsabile e proattivo, sfruttandone il potenziale per creare un’economia più prospera, inclusiva e sostenibile.

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