La transizione verso una mobilità a zero emissioni, imperativo globale del XXI secolo, non può prescindere da un’analisi pragmaticamente complessa e da una flessibilità regolamentare che tenga conto delle reali sfide tecnologiche ed economiche.
L’annuncio del cancelliere tedesco Friedrich Merz, attraverso la sua comunicazione alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, apre una riflessione cruciale, delineando una possibile via d’uscita da un approccio dogmatico nella regolamentazione del settore automobilistico post-2035.
La prospettiva presentata non implica un rifiuto della mobilità elettrica, già in rapida espansione, bensì una revisione delle tempistiche e delle condizioni per l’eliminazione graduale dei veicoli con motore a combustione interna.
L’idea chiave è quella di consentire l’immatricolazione di veicoli ibridi, ovvero dotati sia di propulsione elettrica a batteria che di motore a combustione, anche dopo il 2035, a condizione che le emissioni residue generate in ogni fase del ciclo di vita del veicolo, dalla produzione all’utilizzo, fino allo smaltimento, siano integralmente compensate.
Questa compensazione non può limitarsi alla semplice neutralizzazione delle emissioni di CO2 durante la guida.
È necessario un approccio olistico che consideri l’intero impatto ambientale, inclusi i gas serra non-CO2 come il metano e il protossido di azoto, spesso sottovalutati.
La compensazione potrebbe avvenire attraverso investimenti in progetti di cattura e stoccaggio del carbonio, in energia rinnovabile, o in altre tecnologie volte a ridurre l’impronta ecologica del settore.
Il ragionamento di Merz spinge per un investimento continuo nello sviluppo di motori a combustione ad alta efficienza, sfruttando al massimo le innovazioni nel campo dell’ingegneria dei materiali, della combustione e dei sistemi di gestione del motore.
Questi motori, ottimizzati per ridurre al minimo le emissioni e il consumo di carburante, potrebbero coesistere con i veicoli elettrici, contribuendo a una transizione più graduale e sostenibile.
La proposta tedesca solleva questioni fondamentali sulla necessità di una regolamentazione tecnologica neutrale, che non favorisca a priori una tecnologia rispetto ad un’altra.
Un approccio flessibile e realistico, basato su obiettivi di emissioni chiari e misurabili, piuttosto che su divieti assoluti, potrebbe stimolare l’innovazione e favorire l’adozione di soluzioni più efficienti ed economicamente accessibili.
La rigidità di un calendario improntato a imposizioni senza considerare le reali capacità del settore rischia di compromettere la transizione, rallentandola e rendendola più costosa per i consumatori e per l’economia nel suo complesso.
Inoltre, è essenziale considerare la disponibilità di materie prime cruciali per la produzione di batterie, come litio, cobalto e nickel.
La dipendenza da Paesi terzi per l’approvvigionamento di questi materiali solleva preoccupazioni geopolitiche e potrebbe limitare la scalabilità della mobilità elettrica.
Lo sviluppo di alternative, come batterie a stato solido o batterie che utilizzano materiali più abbondanti, è fondamentale per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e ridurre l’impatto ambientale della produzione di batterie.
La proposta di Merz, quindi, si configura come un invito a riconsiderare la strategia europea sulla mobilità, aprendo a un dibattito più ampio e costruttivo sulla migliore via da seguire per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale, garantendo al contempo la prosperità economica e la competitività del settore automobilistico europeo.






