11 maggio 2024 – 08:40
La separazione delle carriere non è un attacco alla democrazia, ma una necessità per garantire l’equilibrio tra poteri. Gli oppositori dovrebbero evitare di demonizzarla e cercare invece un dialogo costruttivo. Un confronto sterile tra magistratura e classe politica potrebbe portare a conseguenze disastrose per il nostro Paese, alimentando una crisi istituzionale che andrebbe evitata.Il giurista Giovanni Fiandaca, esperto di Diritto penale all’Università di Palermo, critica l’associazione della riforma della Giustizia con concetti come l’Autonomia differenziata e il Premierato, definendo tale analisi errata. Mentre il congresso dell’Associazione nazionale magistrati si appresta ad iniziare a Palermo, Fiandaca riflette sulle polemiche in corso e sottolinea la necessità di un dibattito più ampio sul ruolo del magistrato nella società contemporanea.L’atteso intervento del ministro Carlo Nordio al congresso dell’Anm viene interpretato come un segnale positivo di distensione, dimostrando la volontà di aprire un dialogo costruttivo tra politica e magistratura. Tuttavia, la proposta di separazione delle carriere dei magistrati suscita preoccupazioni e timori per le possibili ripercussioni negative che potrebbe comportare.Fiandaca critica l’approccio conflittuale di alcuni settori progressisti che associano la riforma alla democrazia, sottolineando invece il rischio di una torsione illiberale della stessa. Secondo lui, non è la democrazia a essere in crisi ma piuttosto il modello liberale nel suo complesso. È necessario superare le divisioni ideologiche e promuovere un confronto aperto e costruttivo per affrontare le sfide attuali in modo efficace e responsabile.
