Ex procuratore condannato per frode e depistaggio nel caso Demba Seck: un anno, 9 mesi e 10 giorni di pena. Magistrato sospeso e interdetto per un anno dai pubblici uffici. Risarcimenti alle parti civili coinvolte. Sentenza con condizionale e motivazioni entro 90 giorni. Comportamenti fraudolenti compromettono l’integrità delle indagini. Tutela della legalità e correttezza nella giustizia sottolineate dalla decisione del giudice.

04 febbraio 2025 – 09:45

Il giudice ha emesso una sentenza riguardante un ex procuratore che è stato condannato per frode in un processo legale e depistaggio nel caso del calciatore Demba Seck. L’accusa era relativa all’invio di video intimi di un’ex fidanzata a terze persone dopo averla minacciata. La condanna è stata di un anno, 9 mesi e 10 giorni, con risarcimenti stabiliti per le parti civili coinvolte. La Procura chiedeva una condanna più severa, mentre la difesa dell’imputato cercava l’assoluzione. Il magistrato è stato sospeso dalla sua funzione e interdetto dai pubblici uffici per un anno.Le accuse contro l’ex procuratore includono la distruzione di prove e la fornitura di informazioni false per agevolare l’indagato. La giovane vittima del revenge porn è stata assistita dall’avvocata Silvia Lorenzino, che ha ottenuto un risarcimento finanziario. Il giudice ha riconosciuto circostanze attenuanti generiche e ha sospeso la pena con la condizionale, oltre ad interdire il magistrato dai pubblici uffici.La vicenda si è conclusa con la condanna dell’ex procuratore e con il deposito delle motivazioni entro 90 giorni. Le accuse di distruzione di prove sono state confermate, evidenziando il tentativo del magistrato di ostacolare le indagini a favore dell’indagato. La situazione ha portato alla necessità di risarcire le parti civili coinvolte e alla sospensione del magistrato dalle sue funzioni pubbliche per un periodo determinato.In sintesi, il caso ha evidenziato comportamenti scorretti da parte dell’ex procuratore, che ha agito in modo fraudolento compromettendo l’integrità delle indagini e danneggiando la vittima coinvolta nel revenge porn. La sentenza emessa dal giudice riflette l’importanza della tutela della legalità e della correttezza nell’amministrazione della giustizia.

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