04 febbraio 2025 – 09:45
Nel cuore di Torino, nella Corte d’Assise d’Appello, si riapre il caso di Donaldi Frasheri, l’albanese trentanovenne ucciso da un colpo di pistola il 22 ottobre 2017 durante una violenta spedizione punitiva in via Fidia. Il Procuratore Generale Marcello Tatangelo ha richiesto una pena di 23 anni di reclusione per i tre imputati coinvolti. La decisione di celebrare nuovamente il processo è stata presa dalla Cassazione, che ha annullato e rinviato una precedente sentenza di condanna, ponendo così al centro dell’attenzione la necessità di sciogliere intricati nodi giuridici. Gli Ermellini hanno ribadito il principio fondamentale che la mera presenza sul luogo del delitto non costituisce prova sufficiente per accusare qualcuno di omicidio volontario.L’organizzazione della spedizione punitiva è stata attribuita a un quarto imputato, già giudicato separatamente, che aveva avuto un alterco con la vittima davanti al bar Chic in zona Pozzo Strada e che successivamente è tornato sul luogo con ciò che i giudici hanno definito come un vero e proprio “team”. Frasheri è stato colpito da un proiettile e brutalmente aggredito con un manganello; prima di spirare ha rivelato ai soccorritori: “Sono stati gli albanesi”.La Corte d’Appello dovrà seguire scrupolosamente le indicazioni fornite dalla Cassazione per individuare con precisione gli elementi probatori che dimostrino senza alcun dubbio che i tre imputati erano consapevoli di partecipare a un’iniziativa criminosa finalizzata alla morte del loro avversario. Si tratterà quindi di stabilire se siano responsabili per complicità o per altri reati correlati e se abbiano diritto ad eventuali attenuanti circostanze: la differenza tra le diverse qualifiche avrà conseguenze dirette sulla quantità della pena da scontare.