La corsa Ferrari in Piazza Affari è stata lanciata con entusiasmo dagli analisti del gestore di patrimoni Bernstein, che sostengono che i dazi imposti negli Stati Uniti non impediranno ai clienti transoceanici di acquistare le auto iconiche della casa di Maranello. In poco più di tre ore dall’inizio della sessione di mercato, il titolo ha conquistato un aumento del 3% (+2,96% a circa 402,9 euro).Secondo gli esperti di Bernstein, la metà degli ordini di acquisto di Ferrari negli Stati Uniti proviene da clienti che già possiedono una delle celebri “rosse”. Se l’azienda decidesse di assorbire i costi dovuti ai dazi ‘liberatori’ introdotti da Trump, l’impatto sarebbe di appena 1,39 euro per azione. Questo indicherebbe che gli acquirenti esteri potrebbero non essere dissuasi dal comprare Ferrari, grazie alla reputazione e al fascino leggendario delle auto italiane.I dazi imposti dagli Stati Uniti sembrano avere un effetto limitato sull’acquisto di Ferrari da parte dei clienti americani. Gli analisti suggeriscono che i compratori esteri siano disposti a sopportare gli aumenti di prezzo causati dai dazi, considerando l’alto valore aggiunto e la prestigiosità delle auto prodotte a Maranello.La gestione di Ferrari sembra avere strategie in essere per minimizzare l’impatto dei dazi sui propri clienti. I dirigenti dell’azienda potrebbero essere disposti a coprire i costi aggiuntivi associati ai dazi, garantendo che il fascino e la qualità delle auto italiane non vengano compromessi.Nonostante i recenti sviluppi economici globali, l’apprezzamento del titolo di Ferrari riscontra consensi anche tra gli investitori più prudenti. La solidità della domanda e l’alta capacità produttiva dell’azienda potrebbero aiutare a mitigare eventuali effetti negativi dei dazi sugli Stati Uniti.In definitiva, la corsa del titolo di Ferrari in Piazza Affari sembra essere legata alla continua richiesta delle auto iconiche e alla capacità dell’azienda di gestire gli aumenti di prezzo causati dai dazi.
Ferrari: la corsa al rialzo non si ferma
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