L’imponente presenza di un capodoglio ( *Balaenoptera physalus* ), un esemplare di notevoli dimensioni, stimato intorno ai quattordici metri, ha segnato con un evento inatteso il panorama livornese.
La carcassa, oramai in stato avanzato di decomposizione, è stata rinvenuta questa mattina sulla scogliera che domina la Terrazza Mascagni, un luogo simbolo della città.
L’avvistamento ha immediatamente mobilitato le autorità competenti, con un intervento congiunto di Capitaneria di Porto, tecnici comunali e personale di Arpat (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale).
L’emergenza, al di là della mera constatazione di un evento spiacevole, solleva una serie di interrogativi complessi.
La presenza di un capodoglio spiaggiato non è un fatto isolato, ma si inserisce in un contesto di crescenti avvistamenti di cetacei lungo le coste italiane, spesso associati a dinamiche preoccupanti.
Le cause di un evento del genere possono essere molteplici, spaziando dall’interferenza antropica – inquinamento acustico derivante dal traffico navale, collisioni con navi, reti da pesca – a fattori naturali come malattie, vecchiaia o disorientamento dovuto a condizioni meteorologiche avverse.
La decomposizione avanzata suggerisce che l’animale potrebbe essere morto da un tempo considerevole prima di raggiungere la costa, un dettaglio cruciale per le indagini successive.
L’Arpat, in particolare, avrà il compito di effettuare un’analisi approfondita del campione biologico per accertare le cause della morte, prelevando tessuti e fluidi corporei per esami necroscopici e tossicologici.
La ricerca di microplastiche e contaminanti ambientali sarà altrettanto fondamentale per valutare il peso dell’inquinamento marino sulla salute dei cetacei.
Il piano di rimozione della carcassa, attualmente in fase di definizione, richiederà un’attenta pianificazione logistica e la valutazione di diverse opzioni.
Considerata la mole dell’animale, si prenderà in esame la possibilità di seppellirlo in loco, oppure di trasportarlo in un’area idonea per la sua rimozione definitiva, tenendo conto dell’impatto ambientale e della gestione degli odori.
La rimozione dovrà essere eseguita nel rispetto delle normative vigenti, al fine di minimizzare il rischio di contaminazione del suolo e dell’acqua.
Al di là dell’immediata gestione dell’emergenza, questo evento rappresenta un campanello d’allarme sulla necessità di intensificare gli sforzi di monitoraggio e protezione dei cetacei nel Mediterraneo, attraverso la ricerca scientifica, la sensibilizzazione del pubblico e l’adozione di misure più efficaci per ridurre l’impatto delle attività umane sull’ambiente marino.
La preservazione di questi maestosi animali, simboli della biodiversità oceanica, è una responsabilità che coinvolge l’intera comunità.