La fuga dai domiciliari si è conclusa con un audace e ben pianificato colpo a un negozio Compro Oro, scuotendo la tranquilla comunità di Sovigliana, frazione di Vinci, in provincia di Firenze.
L’uomo, un lucchese di 50 anni, già gravato da precedenti e in attesa di giudizio per un altro reato, ha sfruttato una violazione delle restrizioni imposte per compiere una rapina che ha lasciato i carabinieri in allerta.
L’azione, consumatasi il 17 luglio nel primo pomeriggio, si è rivelata meticolosamente orchestrata.
Il 50enne, in abiti anonimi e con un cappellino da baseball a celare i tratti, ha atteso con pazienza l’apertura del negozio, studiandone le abitudini e i movimenti.
La sua presenza, apparentemente innocua, nascondeva un disegno criminale preciso.
Quando la commessa ha raggiunto il negozio, l’uomo si è improvvisamente trasformato, svelando un coltello e costringendola ad aprire la cassaforte.
La sua reazione, rapida e intimidatoria, ha paralizzato la giovane donna, rendendola incapace di opporre resistenza.
Il bottino, stimato in circa 36.000 euro, è stato stipato frettolosamente in un sacco di rifiuti, un dettaglio che sottolinea la fretta e la mancanza di scrupoli del rapinatore.
La fuga, altrettanto inusuale, è avvenuta a bordo di un monopattino elettrico, un mezzo di trasporto agile e silenzioso, ideale per sfuggire alla vista e all’inseguimento.
L’eleganza di questo dettaglio, paradossalmente, ha contribuito a rendere l’evento ancora più eclatante.
Dopo una settimana di intense indagini, culminate in una serrata attività di ricerca e pedinamento, i carabinieri hanno potuto localizzare e arrestare il 50enne.
L’operazione, che ha richiesto un notevole dispendio di risorse e capacità investigativa, dimostra l’impegno delle forze dell’ordine nel garantire la sicurezza e la tranquillità dei cittadini.
Attualmente, l’uomo si trova recluso nel carcere di Sollicciano, in attesa di affrontare il processo per rapina a mano armata e evasione dagli arresti domiciliari, con l’aggravante di aver agito con premeditazione e astuzia.
Il caso solleva, inoltre, interrogativi sulla sorveglianza dei detenuti agli arresti domiciliari e sull’efficacia dei sistemi di controllo.