L’iniziativa legislativa promossa dall’Alleanza Verdi e Sinistra al Consiglio regionale della Liguria si pone come risposta a un crescente disagio e a una presa di coscienza diffusa all’interno della comunità portuale e cittadina di Genova.
L’ordine del giorno proposto mira a sospendere, con fermezza e determinazione, il transito di armamenti attraverso il porto di Genova, segnando una svolta strategica per il territorio e riflettendo una profonda revisione del modello di sviluppo economico che lo caratterizza.
Le recenti azioni di protesta dei lavoratori portuali, culminate nel blocco del materiale sospetto a bordo di una nave con destino in Israele, non sono espressione di un mero dissenso sindacale, ma il sintomo di una crisi più profonda.
  Evidenziano una crescente insofferenza verso un sistema che, pur garantendo funzionalità e prosperità, sacrifica principi fondamentali quali la sicurezza umana, la tutela dell’ambiente e la promozione della pace.
 La dipendenza del porto di Genova, uno snodo cruciale per l’economia ligure, da attività legate al commercio di armi, rappresenta un punto di rottura con i valori di una società che aspira a un futuro più giusto e sostenibile.
La possibilità stessa di una vocazione civile e commerciale del porto genovese è stata, finora, un prodotto fragile, costruito sull’abnegazione e sulla resilienza dei lavoratori che ne hanno sempre sostenuto le operazioni.
 L’intervento legislativo proposto non si configura quindi come un atto isolato, bensì come un passo necessario per consolidare una nuova identità portuale, libera dalla logica del conflitto e orientata al servizio della collettività.
 Si tratta di un’occasione imperdibile per riconvertire le infrastrutture e le competenze esistenti verso settori più compatibili con un’economia circolare e green, valorizzando il capitale umano e promuovendo l’innovazione tecnologica.
Genova, con la sua storia di resilienza e di impegno sociale, si conferma ancora una volta all’avanguardia di un cambiamento culturale e politico più ampio.
La mobilitazione popolare, che sabato sera ha visto la partecipazione di oltre venticinque mila persone nelle strade della città, testimonia la forza di un movimento pacifico e determinato a rivendicare i propri diritti.
Il messaggio che emerge da questa ondata di protesta è chiaro: le istituzioni sono chiamate ad ascoltare le voci del territorio e ad agire con coraggio, traducendo gli ideali di pace in azioni concrete e operative.
Il divieto di transito di armi nel porto di Genova non è solo una questione logistica o amministrativa, ma un atto di civiltà che proietta la Liguria verso un futuro di prosperità condivisa e di rispetto dei diritti umani.
Si tratta di un investimento nella sicurezza collettiva e nella reputazione internazionale del territorio, un segnale forte e inequivocabile in un mondo dilaniato da conflitti e ingiustizie.



 
                                    


