La recente sentenza della Corte di Cassazione, confermando il precedente orientamento dei gradi di merito del Tribunale di Genova, segna un capitolo significativo nella giurisprudenza italiana in materia di responsabilità del datore di lavoro e patologie asbesto-correlate. Il Ministero della Difesa è stato condannato a risarcire la famiglia di un ex carpentiere navale, vittima di un aggressivo mesotelioma pleurico, una forma tumorale maligna diretta conseguenza dell’esposizione prolungata all’amianto.L’episodio, purtroppo non isolato in contesti industriali e militari, solleva interrogativi cruciali sulla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, con particolare riferimento all’eredità di pratiche lavorative ormai superate e dannose. L’uomo, figura emblematica di una generazione di lavoratori esposti a rischi aspecifici, aveva inizialmente prestato servizio presso una ditta appaltatrice all’interno dell’arsenale militare della Spezia, per poi essere assunto direttamente dal Ministero nel 1967. La sua carriera, protrattasi fino al pensionamento nel 1994, è quindi intrecciata con l’utilizzo diffuso dell’amianto, materiale largamente impiegato in ambito navale per le sue presunte proprietà di resistenza al fuoco e all’acqua.La sentenza, con l’ammontare di 670.000 euro destinati ai familiari – una somma di 270.000 euro per la moglie e 200.000 euro per ciascun figlio – riconosce non solo il danno patrimoniale subito, ma soprattutto il profondo danno morale e parentale. La valutazione del danno parentale, in particolare, ha tenuto conto di fattori aggravanti come la giovane età della vedova al momento del decesso del coniuge, un elemento che amplifica la perdita irreparabile subita, e la dolorosa esperienza di assistere un caro colpito da una malattia così devastante.Il mesotelioma pleurico, descritto dai giudici come una patologia caratterizzata da una grave e prolungata compromissione della funzione respiratoria, impone ai congiunti un percorso di assistenza emotiva e fisica particolarmente arduo. L’aggravio della sofferenza, derivante dalla consapevolezza della progressione inesorabile della malattia e dalla difficoltà di alleviare il dolore del malato, viene così pienamente riconosciuto.Questa vicenda, al di là dell’aspetto economico del risarcimento, assume una rilevanza più ampia, ponendo l’attenzione su una problematica sistemica: la responsabilità dello Stato, in quanto datore di lavoro, nella prevenzione dei rischi professionali e nella tutela della salute dei propri dipendenti. La sentenza rappresenta un monito a rafforzare i controlli, a promuovere la formazione e la sensibilizzazione, e a garantire un ambiente di lavoro sicuro e salubre, un impegno imprescindibile per onorare la memoria delle vittime e prevenire future tragedie. La vicenda sollecita una riflessione più ampia sulla gestione dei rischi asbesto-correlati, che ancora oggi rappresentano una sfida complessa per la sicurezza dei lavoratori e la protezione della salute pubblica.
Mesotelioma: Condannato il Ministero, risarcimento a 670.000 €
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