L’evoluzione delle economie avanzate negli ultimi due secoli è inestricabilmente legata al progresso scientifico e tecnologico, una correlazione riconosciuta e premiata con il Nobel per l’Economia.
Come sottolineato da Giorgio Metta, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), il lavoro pionieristico di economisti come Mokyr, Aghion e Howitt evidenzia l’importanza cruciale di un investimento pubblico continuo e strategico in ricerca e innovazione, elementi imprescindibili per la crescita economica e la competitività nazionale.
La storia economica, infatti, dimostra inequivocabilmente che l’accumulo di conoscenza genera prosperità.
L’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo è un motore diretto di crescita del Prodotto Interno Lordo, un legame comprovato da un’ampia base di dati storici.
L’IIT, con una forza lavoro di circa 1.900 persone distribuite in dodici centri di ricerca dislocati in tutto il territorio nazionale, incarna questo principio.
La sua composizione demografica, con una media di età di 35 anni e una forte componente internazionale (il 50% dei ricercatori proviene dall’estero, inclusi italiani rientrati dopo esperienze all’estero), favorisce un ambiente dinamico e stimolante per la creazione di nuove idee e soluzioni.
L’impatto dell’IIT si manifesta nella sua capacità di catalizzare l’imprenditorialità.
L’istituto ha promosso la nascita di oltre quaranta startup, attirando più di 150 milioni di euro di investimenti privati, e ha depositato oltre 1.300 brevetti.
Nel solo 2025, ha ottenuto quasi 80 milioni di euro attraverso finanziamenti da imprese e progetti competitivi, testimoniando la capacità di tradurre la ricerca in applicazioni concrete.
Le aree di competenza dell’istituto spaziano dalla robotica avanzata e l’intelligenza artificiale, alla scienza dei materiali, dalla genomica alla nanomedicina, evidenziando una visione trasversale e multidisciplinare.
L’IIT opera in sinergia con altre istituzioni di ricerca nazionali, come Human Technopole, Biotecnopolo di Siena, AI4Industry e Chips.
IT, condividendo un modello organizzativo ispirato alla sua stessa struttura.
Queste istituzioni, nate per iniziativa pubblica, costituiscono un ecosistema nazionale della ricerca che rappresenta un asset strategico per l’Italia, in grado di accelerare l’innovazione industriale e promuovere la crescita economica.
Nonostante questo scenario positivo, la recente Legge di Bilancio 2024 ha previsto una riduzione del 10% dei finanziamenti pubblici per il triennio 2025-2027, diminuendo l’allocazione annuale da circa 95 a 85 milioni di euro.
Tale contrazione, se non mitigata, potrebbe comportare una riduzione del personale tra il 10 e il 15% e un rallentamento delle attività di ricerca e trasferimento tecnologico in settori cruciali per il futuro del Paese.
In un contesto globale caratterizzato da sfide geopolitiche complesse, Metta ha ribadito l’importanza di mantenere un sostegno stabile alla ricerca, considerandola un investimento imprescindibile per il futuro dell’Italia.
L’innovazione non deve essere percepita come una voce di spesa superflua, ma come una leva strutturale fondamentale per lo sviluppo.
Per questo motivo, si propone un ritorno progressivo ai livelli di finanziamento originari e l’introduzione di una programmazione pluriennale, elemento essenziale per garantire stabilità e una visione di lungo termine al sistema della ricerca nazionale.
In definitiva, si tratta di comprendere che la prosperità futura dell’Italia dipende dalla capacità di coltivare e proteggere il suo capitale intellettuale.







