02 ottobre 2024 – 00:45
Il caso che ha coinvolto i vertici di Scarpeamp;Scarpe, un gigante nel settore delle calzature che nel 2020 si trovava sull’orlo del fallimento, è stato caratterizzato da movimenti finanziari tumultuosi registrati a partire dalla primavera del 2013. Finanziamenti, cessioni di beni e attrezzature aziendali, una generosa distribuzione di dividendi agli amministratori. Tutte queste operazioni erano interne al gruppo societario della galassia Pettenuzzo, secondo quanto rilevato dai pubblici ministeri privi di giustificazione economica e finalizzate, in ultima analisi, a depredare Scarpeamp;Scarpe. La conclusione è arrivata ieri: tre accordi per una condanna a 1 anno e 5 mesi di reclusione per bancarotta semplice ai figli di Sante Pettenuzzo, il fondatore scomparso nel 2022. Questo segna la chiusura del capitolo relativo al dissesto da 12 milioni di euro, che ha spinto i pubblici ministeri Marco Gianoglio e Mario Bendoni ad intraprendere azioni penali con accuse di bancarotta concordataria e preferenziale oltre a falsificazione dei bilanci.Nel frattempo, la maggioranza delle azioni di Samp;S sono state acquisite da Pillarstone Investments, che ha rilanciato il marchio e implementato nuove strategie aziendali. I precedenti proprietari hanno contribuito con 3 milioni di euro per ottenere l’approvazione del concordato, nonostante qualche contenzioso legale residuo. L’indagine è partita nel 2022, tre anni dopo che l’azienda aveva dichiarato crisi finanziaria attribuendola ad un errore contabile relativo alla valutazione errata dell’inventario iscritto in bilancio. In altre parole, il valore della merce sarebbe stato sovrastimato di 24 milioni rispetto al reale.Con la richiesta di concordato presentata nel 2020, i pubblici ministeri hanno potuto esaminare attentamente i conti dell’impresa per fare chiarezza sulle operazioni sospette. Ad esempio: a dicembre del 2013 Samp;S ha ceduto il portafoglio marchi alla Logos srl (appartenente alla famiglia Pettenuzzo) per soli 5mila euro mai pagati e successivamente ha stipulato un contratto di licenza pagando solo il 2% all’anno per utilizzarli. Inoltre, poco prima la stessa Samp;S si era impegnata a prestare fino a 20mila euro alla società madre Sagi Holding spa (ridotti poi a 16mila), che li aveva utilizzati per distribuire consistenti dividendi ai soci senza restituire interamente il capitale prestito.Solo con il secondo piano concordatario la Procura ha dato l’ok definitivo. A quel punto anche dal punto di vista penale la situazione si è alleggerita notevolmente.