Il fallimento di Embraco: la truffa crudele della rindustrializzazione

30 dicembre 2024 – 16:45

L’epopea di Andrea Baudissone, un tempo operaio presso Embraco e ora ridotto a vivere senza dimora, costretto a riposare sul freddo marmo della Galleria San Federico, rappresenta un doloroso fallimento collettivo. È la fotografia di un disastro industriale e politico che ha coinvolto quasi 500 persone, lasciate senza lavoro dopo anni di promesse vuote, discorsi politici inutili, manifestazioni infruttuose e viaggi incessanti a Roma da parte degli operai per presidiare le riunioni dei tavoli di crisi presso il ministero dello Sviluppo Economico. La speranza di una rinascita attraverso la rindustrializzazione si è rivelata essere una truffa crudele. Lo stabilimento di Riva di Chieri, eretto negli Anni Settanta dalla Aspera – divisione della Fiat specializzata nella produzione di frigoriferi – passato nel 1985 alla Whirlpool, gigante statunitense degli elettrodomestici che ha investito nell’impianto fino ad impiegare circa 2.500 dipendenti alla fine degli Anni Novanta. Lavorare per questa multinazionale garantiva sicurezza e stabilità. Embraco era una grande famiglia-fabbrica dove ogni lavoratore aveva il suo posto, con spazio anche per mogli e figli dei dipendenti. Durante i periodi d’oro c’erano mensa interna, servizio bus aziendale e abbondanza di lavoro disponibile.Quando l’azienda ha annunciato i licenziamenti in seguito alla decisione di trasferire la produzione in Slovacchia all’inizio del 2018, Carlo Calenda del Mise si è impegnato personalmente per trovare una soluzione ai lavoratori disoccupati. Una società chiamata Ventures srl è stata individuata per acquisire Embraco insieme ai suoi dipendenti con la promessa di rilanciare il sito producendo bici elettriche, robot pulitori per pannelli fotovoltaici e distributori automatici. Tuttavia, trenta giorni dopo l’acquisizione simbolica dell’azienda al prezzo irrisorio di 10 euro insieme allo stabilimento di Riva di Chieri, alcuni dirigenti della Ventures hanno acquistato cinque auto dal valore complessivo di 250 mila euro: due BMW serie 5, un’Audi A4 e due Audi A5 – secondo quanto accusato dalla procura.In mezzo alla crisi economica Paolo Damilano si propose come salvatore offrendo lavoro a dieci ex operai grazie ad una normativa che agevolava l’assunzione a tempo indeterminato in aziende coinvolte in tavoli di crisi al Mise. Sebbene siano stati fatti colloqui con Damilano nessuna opportunità si è concretizzata soprattutto a causa della distanza geografica delle posizioni lavorative offerte nelle sue imprese rispetto al Chierese.Federico Bellono ricopre il ruolo d’ex segretario della Fiom a Torino ed era presente durante la vicenda Embraco quando scattò il caos tra i lavoratori sindacalizzati. Negli ultimi anni la regione torinese ha assistito all’affiorare profonde crisi aziendali dove spesso emergono individui mascherati da imprenditori o salvatori improvvisati noti come “cavalieri bianchi”, ma che non sono altro che speculatori senza scrupoli.

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