20 febbraio 2025 – 21:22
Il vicequestore Rocco Schiavone fa ritorno nella fredda Aosta, con l’animo tormentato dalla rivelazione del tradimento di Sebastiano, colpevole della morte di Marina e affiliato alla banda di Mastrodomenico, il dirigente degli Interni attualmente sotto processo a Roma. Pur avvicinandosi al momento cruciale della sua testimonianza in tribunale, Rocco non si sottrae ai suoi doveri investigativi. Le complicazioni non mancano e il vicequestore si trova ad indagare sulla misteriosa morte di un giovane sulle alte vette della montagna. Con l’avanzare della sesta stagione, Rocco Schiavone sembra destinarsi a diventare la figura di spicco dell’opposizione, superando persino Schlein e opponendosi con fermezza a TeleMeloni: una lotta che lo mette contro mezzo governo a causa delle sue posizioni sul consumo di sostanze stupefacenti. Non solo il suo acerrimo nemico Maurizio Gasparri continua ad accusarlo di promuovere l’uso di droghe tra i giovani, ma anche Alfredo Mantovano ha preso di mira il commissario che occasionalmente si concede uno spinello per rilassarsi. È fondamentale rammentare che Rocco Schiavone è un personaggio letterario creato da Antonio Manzini prima di essere trasposto con successo sul piccolo schermo. Mantovano e Gasparri dovrebbero ricordare che la distinzione tra finzione e realtà è basilare: ciò che è immaginato (finzione) differisce nettamente da ciò che esiste nel mondo reale (realismo). L’idea che i media possano influenzare passivamente il pubblico è stata confutata da numerosi studi scientifici seri. Quando Gasparri attacca Schiavone facendo riferimento alla teoria ipodermica delle comunicazioni di massa degli anni ’20 del secolo scorso, cerca inutilmente di dipingere le trasmissioni televisive come strumento manipolatorio capace di plasmare le opinioni e i comportamenti della società. Tuttavia, la realtà va ben oltre queste supposizioni antiquate: la consapevolezza critica del pubblico previene qualsiasi tentativo di condizionamento mediatico indiscriminato.