08 febbraio 2025 – 14:45
Il discorso del neocommissario della Città della Salute, Thomas Schael, su La Stampa ha suscitato in me un vivo interesse. Mi sento coinvolto in qualità di cittadino, utente e familiare di persone che hanno avuto e probabilmente avranno bisogno dei servizi sanitari pubblici, ma anche come medico impiegato presso la Città della Salute. È indubbio che le liste d’attesa siano eccessivamente lunghe, così come è più semplice e rapido prenotare nel settore privato. È vero che molti professionisti della salute preferiscono abbandonare il pubblico per il privato e che la carenza di personale medico e infermieristico è una realtà tangibile. Nessuno sembra desideroso di lavorare nei Pronto Soccorso, mentre è probabile che a breve non ci sarà più un medico di fiducia a cui rivolgersi.La proposta di risolvere questi problemi chiudendo la pratica privata e potenziando i servizi aggiuntivi per ridurre le liste d’attesa è assolutamente sbagliata. Schael arriva da Chieti, ma Torino non può essere confrontata con Chieti: dobbiamo guardare a città come Ginevra, Londra o New York per elevare gradualmente i nostri standard. Come i miei colleghi, dedico giornalmente 8-10-12 ore al lavoro e mi occupo regolarmente dei turni notturni nel mio reparto dove c’è sempre un medico presente anche durante la notte, 7 giorni su 7, tutto l’anno.Vorrei esaminare il progetto del Parco della Salute: se ne parla da oltre dieci anni ma ancora non si è posta la prima pietra. Il punto cruciale è la necessità di maggiori finanziamenti, sempre più scarsi anno dopo anno a causa di tagli consistenti e una cattiva gestione passata delle risorse. A cosa servono questi fondi? Per reclutare più personale medico e infermieristico, creare strutture adeguate per garantire un ambiente lavorativo dignitoso nel settore sanitario, migliorare la qualità della vita professionale dei sanitari e incentivare i giovani ad intraprendere la carriera di medici ed infermieri affinché scelgano il settore pubblico anziché fuggire verso quello privato.Le liste d’attesa rappresentano solo la punta dell’iceberg: dobbiamo partire da qualche parte, quindi cominciamo dalle liste d’attesa ma forniamoci gli strumenti necessari per svolgere il nostro lavoro in modo efficace. Buon lavoro dottor Schael!