L’Abruzzo si presenta come un territorio segnato da profonde diseguaglianze sociali, con un sistema di welfare che appare insufficiente a rispondere alle esigenze di bambini, giovani e anziani. Un quadro preoccupante emerge dall’analisi dei dati sulla qualità della vita, pubblicati dal Sole 24 Ore, che collocano le quattro province abruzzesi nelle posizioni più defavorevoli a livello nazionale. Piuttosto che una mera carenza, si tratta di una crisi strutturale che rivela un deficit di visione e di investimenti a lungo termine.La fragilità del sistema sanitario regionale si manifesta con particolare evidenza nel settore dell’assistenza agli anziani. La cronica carenza di posti letto nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) rappresenta un campanello d’allarme che amplifica le difficoltà di accesso a cure adeguate per una popolazione in progressivo invecchiamento. Questa insufficienza è accompagnata da una spesa sociale per la terza età significativamente inferiore rispetto alla media nazionale, indicando una priorità politica insufficiente verso questo segmento di popolazione. La carenza di personale specializzato, come infermieri nella provincia di Pescara e geriatri a Teramo, aggrava ulteriormente la situazione, compromettendo la qualità dell’assistenza erogata.La condizione dei minori e delle famiglie abruzzesi non è meno critica. La spesa sociale destinata a sostegno dei bambini e dei giovani è inadeguata, riflettendo una mancanza di politiche mirate a contrastare la povertà infantile e a garantire pari opportunità di sviluppo. Il numero di bambini che hanno usufruito dei servizi comunali per l’infanzia è inferiore alla media nazionale, limitando l’accesso a opportunità formative e di socializzazione cruciali per il loro futuro.La disoccupazione giovanile, un problema endemico che affligge l’intera regione, si presenta con incidenze superiori alla media nazionale in tutte le province. Questo dato, unitamente all’elevato costo degli affitti, in particolare a Pescara, crea una barriera significativa all’indipendenza e all’emancipazione dei giovani, costringendoli spesso a rinunciare a progetti di vita e a rimanere dipendenti dalle famiglie di origine. Il divario tra i canoni di locazione nel centro e nella periferia, soprattutto a Pescara e Teramo, contribuisce ad acuire le diseguaglianze territoriali e a limitare le possibilità di mobilità sociale.L’analisi della presenza di pensioni con reddito di basso importo rivela un quadro di vulnerabilità economica diffusa, indicando la necessità di interventi mirati a sostenere le fasce più deboli della popolazione e a prevenire il rischio di impoverimento.È imperativo che l’amministrazione regionale si assuma la piena responsabilità di questa situazione, riconoscendo l’urgenza di politiche di welfare più efficaci e sostenibili. Tagli indiscriminati e aumenti fiscali senza un corrispondente investimento in servizi essenziali rappresentano una scelta miope che compromette il futuro dell’Abruzzo e ne accentua le disuguaglianze. Un cambiamento di paradigma, basato sulla centralità del benessere sociale e sulla promozione di un’economia inclusiva, è l’unica via per costruire un Abruzzo più giusto e prospero per tutti i suoi cittadini, a prescindere dall’età o dalla condizione sociale.
Abruzzo: Welfare al collasso, profonde disuguaglianze sociali
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