26 agosto 2024 – 07:01
Adele Chiello, madre di Giuseppe Tusa, sottocapo di seconda classe della Guardia Costiera di Genova, è una figura coraggiosa e determinata che non si è arresa di fronte alla tragedia avvenuta il 7 maggio 2013. Quella sera maledetta la nave Jolly Nero si schiantò contro la torre di controllo del porto genovese, causando un crollo che ha segnato per sempre la vita di nove persone, tra cui suo figlio. Il disastro ha rivelato molte responsabilità e lacune nel sistema, ma il processo che ne è seguito si è chiuso troppo in fretta, condannando solo quattro individui dell’azienda armatrice e lasciando impuniti costruttori, progettisti e vertici della Guardia Costiera.Adele Chiello non si è arresa all’ingiustizia e ha dedicato tempo ed energie a indagare ulteriormente sulla tragedia. Ha analizzato documenti, ascoltato testimoni e consultato esperti fino a ottenere un nuovo processo. La sua determinazione ha portato a una nuova udienza fissata per settembre e ad una speranza di giustizia rinnovata. Durante l’aula del tribunale, Adele non ha esitato a raccontare al giudice le immagini crude che tormentano le sue notti: le mani consumate di suo figlio mentre cercava disperatamente di aprire una porta bloccata.Per Adele Chiello la colpa non può ricadere solo sugli armatori condannati: sono molte le figure coinvolte nella catena di eventi che hanno portato alla tragedia e nessuno dovrebbe sfuggire alla responsabilità. La lotta per la verità e la giustizia continua per Adele Chiello, in nome del figlio Giuseppe e delle altre vittime innocenti. La sua determinazione incrollabile è un esempio di resilienza e dignità in un mondo dove troppo spesso i potenti riescono a eludere le proprie responsabilità.
