Il velo del silenzio, interrotto solo dalla dichiarazione di cautela dell’avvocato Luca Montella, avvolge l’indagine sulla scomparsa di Cinzia Pinna, la giovane castelsarda di 33 anni sparita l’11 settembre scorso.
La scomparsa, avvolta da un’ombra di sospetto, ha portato gli inquirenti a concentrare l’attenzione sulla tenuta vitivinicola ConcaEntosa, di proprietà dell’imprenditore del vino Emanuele Ragnedda, ora indagato per omicidio volontario.
L’annuncio dell’avvocato Montella, che si riserva di approfondire i dettagli “nel merito degli argomenti” e preclude ulteriori comunicazioni per il momento, sottolinea la delicatezza e la complessità della situazione.
L’indagine, gestita dalla Procura di Tempio, si avvale ora di un’équipe di specialisti, i Carabinieri del Ris di Cagliari, impegnati in accertamenti tecnici “irripetibili” all’interno della vasta proprietà.
La tenuta, cuore pulsante dell’attività imprenditoriale di Ragnedda, è stata sottoposta a un’ispezione minuziosa, volta a ricondurre la ricostruzione dei fatti a una verità tangibile.
L’abitazione principale, in particolare, è oggetto di un’analisi forense approfondita, poiché l’accusa ipotizza che proprio in quell’ambiente si siano verificate le dinamiche che hanno condotto alla scomparsa di Cinzia Pinna.
Parallelamente, un altro giovane, un milanese di 26 anni, è indagato per occultamento di cadavere.
La sua difesa, rappresentata dagli avvocati Antonello Desini, Nicoletta Mani e Maurizio Mani, nega qualsiasi coinvolgimento nel caso, sostenendo che il loro assistito non aveva legami significativi con Ragnedda e non conosceva la ragazza scomparsa.
Questa dichiarazione, apparentemente volta a discolpare il giovane, solleva interrogativi sulla sua presunta associazione con l’indagato per omicidio e alimenta il mistero che avvolge la vicenda.
La negazione di un rapporto significativo, infatti, contrasta con l’ipotesi di occultamento, suggerendo una possibile complicità o un’implicazione indiretta.
L’importanza degli accertamenti tecnici è stata enfatizzata dalla difesa di entrambi gli indagati, con la speranza che possano fare luce su una vicenda ancora nebulosa e in evoluzione.
L’arrivo imminente dei “Cacciatori di Sardegna”, specializzati nella ricerca di persone scomparse in ambienti impervi, testimonia l’intensità degli sforzi investigativi.
L’assenza del corpo di Cinzia Pinna rende la ricostruzione dei fatti particolarmente ardua, trasformando l’indagine in una complessa sfida per gli inquirenti, che dovranno basarsi su indizi forensi e testimonianze per far luce sulla tragica scomparsa.
La comunità locale, profondamente scossa, attende con ansia risposte che possano restituire dignità alla memoria di Cinzia Pinna e dissipare l’ombra di un lutto inspiegabile.