L’imminente vertenza legata allo sgombero del Leoncavallo catalizza l’attenzione della città e si prefigge una risposta collettiva.
Una fase cruciale di pianificazione coinvolgerà la comunità intera attraverso un’assemblea cittadina, presumibilmente tra martedì e mercoledì della prossima settimana.
Parallelamente, i membri del centro sociale storico, in un’ottica di autorganizzazione e riflessione interna, si riuniranno già lunedì per delineare strategie e definire le modalità di risposta all’ordinanza di sfratto che ha interrotto l’attività in via Watteau.
La decisione finale in merito alla forma e all’intensità della manifestazione del 6 settembre, data simbolo di resistenza e memoria, sarà maturata nei prossimi giorni, tenendo conto delle inevitabili assenze dovute alle vacanze estive.
L’evento si preannuncia di portata nazionale, con adesioni provenienti da diverse regioni, testimonianza della risonanza che il Leoncavallo ha acquisito nel panorama dei movimenti sociali italiani.
L’elaborazione della piattaforma programmatica e la definizione degli slogan che guideranno il corteo del 6 settembre, attività essenziali per comunicare le istanze e le rivendicazioni del movimento, verranno formalizzate entro la metà della prossima settimana.
Un aspetto delicato da affrontare è la logistica: è ancora in sospeso un accordo con il custode giudiziario per la riconsegna delle attrezzature indispensabili per la gestione dello spazio e delle sue attività, un patrimonio di relazioni sociali e culturali che si rischia di disperdere.
Significativamente, non vi è stata alcuna comunicazione preventiva tra il centro sociale e l’amministrazione comunale.
La dichiarazione del sindaco, secondo cui l’amministrazione non era a conoscenza dell’ordinanza di sfratto, solleva interrogativi sulla trasparenza e la responsabilità delle istituzioni locali.
Questo vuoto di comunicazione evidenzia una frattura profonda tra il tessuto sociale autogestito e le strutture di potere, alimentando un clima di crescente tensione e incertezza.
La questione del Leoncavallo, al di là della specifica vicenda dello sgombero, si configura come un campanello d’allarme sullo stato di salute della democrazia partecipativa e del diritto alla città.