L’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Pavia” si arricchisce di un ulteriore tassello, con l’irruzione nel registro degli indagati di Cristiano D’Arena, figura apicale di Esedil e Cr Service, due società strettamente collegate e operanti in settori cruciali per le attività investigative della Procura di Pavia.
L’indagine, che già vedeva coinvolti il già procuratore aggiunto Mario Venditti e l’attuale magistrato milanese Paolo Mazza, si concentra ora su presunte irregolarità legate alla fornitura di servizi e risorse all’organo giudiziario pavese.
Esedil, da anni fornitore di servizi di intercettazioni telefoniche e ambientali per la Procura di Pavia, e Cr Service, responsabile della fornitura di autoveicoli utilizzati per le indagini, rappresentano un nodo centrale nell’intreccio di relazioni che ora sono al vaglio dei magistrati bresciani conduttori dell’inchiesta.
L’accusa, in sintesi, ipotizza un sistema di favoritismi e possibili commesse pilotate, in cui l’imprenditore D’Arena avrebbe offerto vantaggi indebiti ai magistrati coinvolti, in cambio di agevolazioni contrattuali o di altre forme di appoggio professionale.
La perquisizione a cui D’Arena è stato sottoposto un mese orsono, con il sequestro di dispositivi elettronici – telefonini e computer – suggerisce un’indagine particolarmente approfondita, volta a ricostruire la dinamica delle relazioni tra l’imprenditore e i magistrati.
L’attenzione è focalizzata non solo sulle possibili irregolarità nella fornitura di beni e servizi, ma anche sulla natura dei rapporti interpersonali e sulle eventuali pressioni esercitate o subite.
La questione delle auto fornite e dei pranzi consumati al ristorante di proprietà di D’Arena – elementi contestati – costituisce un aspetto rilevante dell’indagine.
La difesa dell’imprenditore si è affretta a negare qualsiasi irregolarità, sostenendo che le autovetture non sono state cedute a prezzi inferiori al mercato e che i pasti condivisi con i magistrati sono sempre stati interamente saldate.
Tuttavia, la Procura dovrà accertare la veridicità di queste dichiarazioni, verificando i registri contabili, i contratti e le testimonianze.
L’inchiesta sul “Sistema Pavia” solleva interrogativi complessi sulla trasparenza e l’imparzialità dell’amministrazione della giustizia, mettendo in luce la potenziale commistione tra potere giudiziario e interessi privati.
La vicenda, che coinvolge figure di spicco dell’apparato giudiziario pavese, rischia di compromettere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e di generare un clima di sospetto e incertezza.
La piena luce dovrà essere fatta su ogni aspetto, per accertare eventuali responsabilità e ripristinare un rapporto di fiducia tra cittadini e magistrati.








