La recente dichiarazione del presidente statunitense Donald Trump, che lasciava intendere una possibile ripresa dei test nucleari americani, ha suscitato una reazione immediata e ferma da parte di Pechino.
 Il portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese, Guo Jiakun, ha espresso la profonda preoccupazione di Beijing, sollecitando gli Stati Uniti a osservare con rigorosa aderenza la moratoria globale sui test nucleari.
 La dichiarazione non si limita a una semplice richiesta di rispetto delle convenzioni internazionali, ma si inserisce in un contesto geopolitico complesso e in una riflessione più ampia sulla stabilità internazionale e il futuro del disarmo nucleare.
L’impegno formale degli Stati Uniti a mantenere la moratoria, un elemento cruciale del Trattato di Proibizione Totale dei Test Nucleari (CTBT), rappresenta un pilastro fondamentale per il mantenimento di un ordine internazionale basato su regole e per la prevenzione di una nuova corsa agli armamenti.
 La ripresa dei test nucleari, anche a scopo di “verifica” o “manutenzione” del proprio arsenale, rischia di minare la fiducia reciproca tra le potenze nucleari e di incoraggiare altre nazioni a perseguire programmi nucleari propri, innescando un pericoloso effetto domino.
La Cina, che ha ratificato il CTBT, si presenta come un sostenitore convinto del disarmo nucleare e della non proliferazione.
 La sua posizione riflette una visione di sicurezza globale che privilegia la cooperazione internazionale e la prevenzione dei conflitti, piuttosto che la deterrenza basata sulla superiorità militare.
L’appello di Pechino non è quindi solo una risposta alla dichiarazione di Trump, ma anche una riaffermazione del proprio ruolo di attore responsabile nel sistema internazionale.
La potenziale ripresa dei test nucleari americani solleva interrogativi profondi sulla credibilità degli impegni presi dalle grandi potenze e sulla sostenibilità del sistema di sicurezza internazionale.
 Il CTBT, sebbene non sia ancora entrato in vigore a causa della mancata ratifica da parte di alcuni paesi, ha contribuito significativamente a limitare gli esperimenti nucleari da oltre due decenni.
La sua erosione avrebbe conseguenze imprevedibili e potenzialmente destabilizzanti.
La stabilità globale non dipende solo dalla forza militare, ma anche dalla fiducia reciproca, dalla trasparenza e dall’impegno a rispettare gli accordi internazionali.
La richiesta di Pechino agli Stati Uniti è quindi un appello al pragmatismo e alla responsabilità, in un momento di crescente incertezza e tensioni geopolitiche.
 Salvaguardare il sistema globale di disarmo nucleare e non proliferazione significa preservare la sicurezza e il futuro di tutti.
 L’equilibrio strategico, per essere tale, non può fondarsi su un’instabilità derivante dalla potenziale riapertura di una corsa agli armamenti nucleari.


 
                                    



