domenica 10 Agosto 2025
32.2 C
Napoli

Coletta contro l’ASL: la battaglia per il diritto di scegliere.

La dignità di scegliere la fine del proprio percorso, quando la sofferenza diventa insopportabile e irreversibile, è un diritto fondamentale che si scontra, in Italia, con un sistema giuridico complesso e spesso lacunoso.
Lo testimonia la storia di una donna campana di 44 anni, affetta da sclerosi laterale amiotrofica (SLA), la quale, dopo aver ricevuto un diniego all’eutanasia medicalmente assistita dalla propria azienda sanitaria locale, ha intrapreso una battaglia legale per far valere la propria volontà.

Per tutelare la propria identità in questa fase delicata, la donna, che si fa chiamare Coletta, ha scelto l’anonimato.

Coletta si definisce una cittadina consapevole, lucida e determinata, incapace di accettare un destino di sofferenza prolungata e priva di significato.

La sua richiesta non è un atto di disperazione, bensì l’espressione di un diritto inalienabile: quello di non essere condannata a una vita intollerabile, in assenza di una cura o di una speranza di miglioramento.

Di fronte all’ostacolo rappresentato dalla legislazione italiana, Coletta sta valutando la possibilità di ricorrere all’espatrio, optando per la Svizzera, dove l’accesso a pratiche di assistenza al suicidio è regolamentato.
La vicenda di Coletta evidenzia un conflitto profondo tra la volontà individuale e le decisioni istituzionali.

Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e legale di Coletta, denuncia con fermezza la decisione dell’ASL come un atto “sconcertante e inumano”, in aperto contrasto con le sentenze della Corte Costituzionale che hanno riconosciuto il diritto all’assistenza al fine vita in determinate circostanze.

Marco Cappato, tesoriere dell’associazione, sottolinea come, a livello regionale campano, una proposta di legge a sostegno del diritto all’assistenza al fine vita, presentata oltre un anno fa, sia rimasta in discussione, osteggiata da un blocco politico che ha procrastinato la sua approvazione, negando di fatto una risposta certa e tempestiva alle richieste di chi soffre.

La donna, nel giugno 2024, ha formalmente contestato il diniego dell’ASL, richiedendo una nuova valutazione delle sue condizioni cliniche e l’intervento del comitato etico.
Tale richiesta è rimasta senza risposta, spingendo Coletta a presentare un ricorso d’urgenza al Tribunale di Napoli.
La progressione rapida della sua patologia neurodegenerativa ha compromesso la sua capacità di comunicare verbalmente, costringendola a utilizzare un sistema di puntamento oculare.

L’incapacità di deambulare la rende completamente dipendente dall’assistenza continua dei familiari e di professionisti.

La vicenda di Coletta si inserisce in un quadro più ampio di assistenza legale fornita dall’associazione Luca Coscioni, che ha già supportato sette persone ad accedere al suicidio assistito, tra cui Laura Santi, deceduta il 21 luglio scorso.

Questi casi riflettono una crescente consapevolezza e una sempre più urgente necessità di riformare la legislazione italiana per garantire una risposta adeguata e rispettosa della dignità di chi si trova ad affrontare sofferenze fisiche e morali insopportabili.

La battaglia di Coletta rappresenta quindi un appello alla giustizia, un monito per la politica e un grido di speranza per tutti coloro che aspirano a una morte dignitosa.

Author:

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -