Il divario di salute che intercorre tra il Sud e il Nord Italia si rivela, attraverso il Rapporto Meridiano Sanità, non un mero dato statistico, ma una profonda frattura sociale, economica e ambientale.
Il cittadino campano, emblematicamente, sperimenta una riduzione dell’aspettativa di vita di circa tre anni rispetto al suo omologo trentino, un indicatore potente che riflette un carico di sofferenza e disuguaglianza distribuito in maniera iniqua sul territorio nazionale.
L’analisi approfondita del rapporto, che abbraccia oltre trecento pagine, delinea un quadro allarmante: l’aumento della mortalità per patologie croniche, quali tumori, malattie cardiovascolari, diabete e disturbi respiratori, è significativamente più elevato nel Mezzogiorno.
Questo incremento, che raggiunge un punto e mezzo percentuale tra i trenta e i sessantanove anni, suggerisce un accumulo di vulnerabilità legate a condizioni di vita e accesso alle cure.
Il legame tra prosperità economica e longevità si manifesta in maniera eloquente.
Il reddito pro capite, un indicatore tangibile della condizione socio-economica, emerge come un fattore determinante: in Campania, con un reddito appena superiore a ventimila euro, l’aspettativa di vita si attesta agli ottantaquattro anni, mentre in Trentino-Alto Adige, dove il reddito pro capite supera i cinquantamila euro, questa sale quasi agli ottantacinque.
Questa correlazione non è semplicemente causale, ma esprime come la carenza di risorse economiche limiti l’accesso a un’alimentazione adeguata, a un’abitazione salubre, a un’istruzione di qualità e, conseguentemente, a una prevenzione efficace.
La valutazione dello stato di salute, misurata attraverso sei parametri chiave – aspettativa di vita alla nascita, aspettativa di vita in buona salute, mortalità infantile, mortalità standardizzata per età, prevalenza di patologie croniche ad alto impatto e commorbidità – evidenzia come la Campania occupi una posizione di svantaggio, attestandosi al penultimo posto con un punteggio di 3,3.
La provincia autonoma di Trento, con 9,4, la provincia autonoma di Bolzano e il Veneto si distinguono per la loro eccellenza, riflettendo sistemi sanitari più efficienti e condizioni di vita più favorevoli.
Tuttavia, la semplice aggregazione dei dati statistici non rende giustizia alla complessità del fenomeno.
Quando si considerano i fattori individuali, le variabili ambientali e il contesto socio-economico, la Campania precipita all’ultimo posto, con un punteggio di 3,9.
Questo dato sottolinea come la precarietà lavorativa, la scarsa qualità dell’aria, la difficoltà di accesso a servizi essenziali e la mancanza di opportunità formative contribuiscano a creare un circolo vizioso di malattia e disperazione.
Le radici di queste disparità affondano in un complesso intreccio di fattori che si alimentano reciprocamente.
La deprivazione economica, ad esempio, espone le fasce più vulnerabili della popolazione a comportamenti a rischio, come il fumo, una dieta scorretta e lavori pesanti, che a loro volta compromettono la salute e aumentano il rischio di sviluppare malattie croniche.
Questo fenomeno è aggravato dalla frammentazione dei servizi sanitari, dalla carenza di personale qualificato e dalla difficoltà di accesso a terapie innovative.
Il Rapporto Meridiano Sanità non è quindi solo un’analisi dei dati, ma un appello all’azione.
Richiede politiche mirate e integrate, che affrontino le disuguaglianze economiche, promuovano la prevenzione, migliorino l’accesso alle cure e rafforzino la coesione sociale.
Solo un impegno collettivo, che coinvolga istituzioni, professionisti sanitari, associazioni di volontariato e cittadini, potrà spezzare il ciclo di malattia e disuguaglianza che affligge il Mezzogiorno d’Italia.