Mare Nostrum: Un Viaggio nell’Anima del Mediterraneo – Danza, Archeologia e l’Eco del PaesaggioLa rassegna “Mare Nostrum – Il Mediterraneo che danza”, ideata e diretta da Claudio Malangone, continua la sua esplorazione del legame profondo tra la danza contemporanea, l’identità culturale campana e il tessuto storico che ne permea l’aria.
Un percorso che non si limita a una mera rappresentazione artistica, ma si configura come un vero e proprio dialogo tra epoche, culture e linguaggi, dove il corpo in movimento diventa veicolo di memorie, riflessioni e interrogativi esistenziali.
Domenica 19 ottobre, il Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano si trasforma in un palcoscenico suggestivo, accogliendo un programma di quattro performance distintive e complementari, accessibili liberamente fino a esaurimento posti.
La serata si propone come un’esperienza immersiva, un viaggio introspettivo che interroga la fragilità umana, la resilienza, la ricerca di significato e la bellezza che si cela nelle pieghe dell’esperienza.
La serata si apre con “Never Failed Me” della Compagnia Bellanda ETS.
Più che una coreografia, una dichiarazione d’intenti: un atto di fiducia radicale nella cura reciproca come fonte di salvezza.
La compagnia, guidata da Giovanni Leonarduzzi (Gava) e Claudia Latini, innova il linguaggio della danza contemporanea integrando la potente espressività della breakdance e l’intimità del partnering. È un inno alla speranza, un invito a danzare controcorrente, consapevoli che il finale positivo, pur difficile da raggiungere, rimane un obiettivo da perseguire.
Segue “Corte dell’Invisibile” di Borderlinedanza, un’esplorazione coraggiosa delle zone d’ombra dell’anima.
Il corpo si rivela come un campo di battaglia interiore, un teatro di dubbi, fragilità e voci sabotanti.
La coreografa e performer internazionale Susan Kempster, vincitrice del prestigioso National Dance Award, ci conduce in un viaggio introspettivo, suggerendo che la voce che ci mina la fiducia può essere la stessa che ci redime.
La danza diventa un atto di resistenza, una forma di auto-affermazione.
Proseguendo, la stessa Susan Kempster presenta “I’m Not Crying (I’ve Just Got Something in My Eye)”, un assolo intenso e commovente che indaga il significato profondo della vita attraverso la lente delle ferite e delle cicatrici.
Il gesto si trasforma in memoria, il dolore si trasforma in accettazione.
È un invito a vivere pienamente il presente, ad abbracciare la bellezza effimera che si rivela solo a chi ha il coraggio di sentire tutte le sue sfumature.
La serata si conclude con “La Passeggiata” della Compagnia Ersilia Danza, un omaggio al celebre dipinto di Marc Chagall.
Coreografata da Laura Corradi, la performance è un inno alla leggerezza, intesa non come superficialità, ma come forza resiliente capace di sollevare lo spirito nei momenti più bui.
I danzatori Gessica Perusi e Alessandro Catalano personificano l’amore che trascende i confini, la bellezza che salva e l’arte che consola, riprendendo un aforisma di Calvino: «Planare sulle cose dall’alto senza tenere macigni sul cuore».
Parallelamente alle performance, il Museo Archeologico di Pontecagnano ospita la mostra “Corpi fluidi, confini liquidi”, curata da Gianpiero Scafuri.
Attraverso le fotografie di Scafuri e Malangone, la mostra crea un ponte visivo tra la danza e la natura, tra il corpo umano e il paesaggio marino.
Le immagini catturano l’osmosi tra il gesto coreutico e la fluidità dell’acqua, evocando un legame ancestrale, quasi mitico, tra il movimento perpetuo delle onde e il fluire del corpo danzante, un’eco che risuona nel cuore del Mediterraneo.