L’aggressione subita a Fuorigrotta, un atto di violenza insensato rivolto a una donna anziana, non è un mero episodio isolato, bensì il sintomo acuto di una profonda e diffusa crisi sociale. Questo gesto, che suscita indignazione e dolore, ci impone una riflessione impietosa e un’azione decisa, superando superficiali reazioni emotive. In primis, si esprime profonda vicinanza alla vittima e ai suoi familiari, vittime di una barbarie che interpella l’intera comunità: istituzioni, scuole, famiglie e associazioni.Il nodo cruciale risiede nella cosiddetta “povertà educativa”, un termine che non deve essere inteso in senso strettamente economico, ma che racchiude una carenza più ampia di opportunità formative, di modelli positivi, di stimoli intellettuali e di senso civico. Questo deficit non è confinato a specifiche aree degradate; si estende, con sfumature diverse, a numerosi quartieri e comuni dell’area metropolitana di Napoli, rivelando una frattura sociale che mina le fondamenta della convivenza. Concentrare gli interventi solo su alcuni “focolai” come Caivano o Scampia, lasciando altre realtà come Fuorigrotta, la Pianura o Ponticelli esposte, è un errore strategico che amplifica il problema.È necessaria una visione d’insieme, una strategia organica che abbracci la complessità del disagio giovanile, agendo su molteplici fronti: potenziamento dell’offerta formativa, sostegno alla genitorialità, promozione dell’integrazione sociale, valorizzazione del patrimonio culturale e artistico. Non si tratta di tamponare le emergenze, ma di costruire un sistema solido e resiliente, capace di prevenire la devianza e di offrire ai giovani alternative costruttive.Il Consiglio Comunale continuerà a sostenere il lavoro della Procura dei Minorenni, dei servizi sociali e delle realtà educative presenti sul territorio, ma non è sufficiente. È imperativo sollecitare l’intervento diretto dello Stato, attraverso un piano straordinario che investa in modo significativo in educazione, cultura e servizi sociali, con un’attenzione particolare ai quartieri più vulnerabili. La prevenzione non può essere delegata esclusivamente alla giustizia minorile, né affidata all’abnegazione di operatori sociali spesso sovraccarichi e privi di risorse adeguate. L’area metropolitana di Napoli richiede un investimento strutturale e pluriennale che superi la logica del breve termine e che miri a creare una rete di protezione sociale in grado di intercettare i segnali di disagio fin dalla prima infanzia. Ciò implica un ripensamento radicale delle politiche pubbliche, una maggiore collaborazione tra istituzioni, un coinvolgimento attivo della società civile e, soprattutto, un cambiamento culturale che promuova il rispetto, la solidarietà e la responsabilità civica. È urgente costruire un futuro in cui i giovani possano realizzare il proprio potenziale e contribuire alla crescita della comunità, lontano dall’ombra della violenza e della marginalizzazione.
Aggressione a Fuorigrotta: Sintomo di una Crisi Sociale Profonda
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