La recente decisione della Procura di Catania, comunicata da lasicilia.it, segna un punto di svolta nella vicenda legata all’esplosione del 21 gennaio in via Fratelli Gualandi. La revoca del sequestro dell’area, un provvedimento inizialmente necessario per la scrupolosa indagine sulle cause della deflagrazione, sancisce la conclusione della fase probatoria. L’esplosione, originata da una fuga di gas, aveva provocato il crollo parziale di due edifici residenziali e l’evacuazione di un intero quartiere, interrompendo i servizi essenziali come il metano e l’energia elettrica, creando una situazione di grave disagio per la popolazione.Il sequestro, inizialmente esteso a un’area vasta, era stato progressivamente circoscritto fino a comprendere i numeri civici dal 1 al 7, le aree condominiali ad essi connesse e le adiacenti strade comunali facenti parte del complesso di case popolari. Questa riduzione era stata dettata dalla necessità di concentrare l’indagine sulle zone direttamente coinvolte e di minimizzare le restrizioni alla vita quotidiana dei residenti.I magistrati Fabio Scavone e Emanuele Vadalà, responsabili dell’inchiesta, hanno motivato la revoca del sequestro probatorio con il completamento delle perizie tecniche da parte dei consulenti nominati. La loro analisi, volta a ricostruire la sequenza degli eventi che hanno preceduto la fuga di gas e l’esplosione, ha fornito elementi cruciali per comprendere le cause dell’incidente. La decisione di restituire gli immobili e le strade comunali ai legittimi proprietari è stata formalizzata con un decreto notificato all’amministrazione comunale e agli enti competenti, segnando la fine di un periodo di limitazioni e incertezza.Tuttavia, la situazione sul campo rivela una realtà paradossale: da almeno una settimana, la strada è stata di fatto riaperta al traffico, nonostante il mantenimento formale dello status di area “sequestrata”. La rimozione delle transenne, apparentemente autonoma e non autorizzata, ha permesso il transito dei veicoli su un’unica corsia, creando una situazione di potenziale pericolo, con le auto che si muovono a stretto contatto con la voragine creata dalla condotta del gas.Il presidente del V Municipio, Rosario Cavallaro, ha espresso preoccupazione per questo fenomeno, ipotizzando un’azione deliberata da parte di residenti locali. La denuncia formale da parte della Municipalità, ripetuta in due occasioni, si è rivelata inefficace, poiché le transenne sono state sistematicamente riposizionate, evidenziando una profonda frattura tra l’applicazione della legge e la percezione del rischio da parte della comunità. La presunta responsabilità di individui che si sono assunti l’iniziativa di rimuovere le barriere, con il rischio di incorrere in denunce penali, solleva interrogativi sulla gestione della sicurezza e sulla fiducia nelle istituzioni. Questa dinamica riflette una complessa interazione tra necessità di tutela legale, desiderio di ritorno alla normalità e, potenzialmente, un senso di sfiducia verso le misure imposte.
Catania, revocato il sequestro dopo l’esplosione: tensioni e riaperture
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