L’Università di Trento, e in particolare il Dipartimento di Fisica, si trova a fronteggiare una sfida cruciale che riflette un problema più ampio a livello nazionale: la perdita di capitale umano qualificato. Il direttore Gianluca Lattanzi, durante l’apertura dell’11° assemblea del Dipartimento, ha lanciato un appello urgente e costruttivo alle istituzioni locali e alle imprese, invitandole a un dialogo proficuo e strategico. Non si tratta semplicemente di investimenti nella ricerca, bensì di creare un ecosistema trentino capace di trattenere e valorizzare il talento generato dall’eccellenza accademica.La situazione attuale è preoccupante. Un numero significativo di laureati, formati con rigore e competenza all’interno del Dipartimento – che nel 2024 conta 356 studenti – contribuisce all’incremento del Prodotto Interno Lordo di altre nazioni. La diminuzione delle immatricolazioni, in particolare al corso di laurea triennale (circa novanta iscritti, in calo rispetto al 2015, anno dell’introduzione del numero chiuso), e alla magistrale (circa 45), segnala una potenziale erosione della base di competenze future. La rappresentanza femminile, ancora limitata al 20% sia nella triennale che nella magistrale, evidenzia inoltre la necessità di politiche mirate a promuovere l’inclusione e l’equità di genere nel campo scientifico.Lontanamente, l’immagine stereotipata di un dipartimento universitario come luogo di ricerca confinata a esperimenti teorici è superata. Il Dipartimento di Fisica di Trento rappresenta una risorsa strategica, un motore di innovazione che può contribuire significativamente allo sviluppo economico e sociale del territorio. La “fuga di cervelli” – il trasferimento di talenti verso altri paesi – è una perdita inaccettabile, un drenaggio di intelligenze che impoverisce il Trentino.Per invertire questa tendenza, è imperativo un impegno corale e coordinato. È necessario creare opportunità di lavoro qualificate, stimolanti e ben retribuite, che possano attrarre e trattenere i giovani ricercatori. L’offerta di percorsi di carriera diversificati, la promozione di spin-off universitari e la creazione di sinergie tra mondo accademico e settore industriale sono elementi chiave per costruire un futuro prospero e sostenibile. Il Trentino deve aspirare a diventare un polo di eccellenza scientifica, un luogo dove la ricerca non è solo prodotta, ma anche applicata e valorizzata, generando opportunità e benessere per tutti. L’appello di Lattanzi è un monito e, al contempo, una promessa: un futuro trentino vibrante e innovativo è possibile, a patto di un impegno condiviso e una visione strategica che metta al centro il capitale umano.
Fuga di cervelli a Trento: appello urgente per trattenere i talenti.
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