Il Giardino di Ercole, un gioiello archeobotanico restituito al Parco Archeologico di Pompei, riemerge dopo un accurato restauro, offrendo un’esperienza multisensoriale unica che intreccia storia, botanica e profumeria. La *domus*, risalente al III secolo a.C. e situata in una tipica area a schiera della città, rivela un passato legato alla produzione e commercializzazione di profumi, attività che probabilmente si estendevano anche al commercio di fiori. Il nome, attribuito alla presenza di una statuetta marmorea raffigurante Ercole rinvenuto nel *lararium* del giardino, evoca un’immagine di forza e divinità, forse in connessione con le proprietà ritenute aromatiche e curative delle piante coltivate.L’intervento di riqualificazione, frutto di una sinergia tra enti pubblici e privati, con il prezioso supporto tecnico dell’Associazione Rosantiqua, ha permesso non solo il recupero strutturale della *domus*, ma anche la ricostruzione fedele del suo giardino originario. Un’accurata ricerca storica e botanica ha guidato la scelta delle specie vegetali, documentate in epoca romana: rose antiche (800 esemplari), viole (1.200), ruscus, ciliegi, viti e meli cotogni, creando un paesaggio olfattivo e visivo in grado di trasportare il visitatore nell’atmosfera dell’antica Pompei.La ricostruzione del piano di campagna e del sistema di irrigazione antico, quest’ultimo un esempio raro e significativo per l’intera area archeologica, testimonia l’ingegneria idraulica romana e la cura dedicata all’agricoltura e alla profumeria. La riproposizione dei pergolati di viti, oltre a fornire ombra e struttura, richiama le tecniche di coltivazione dell’epoca e l’importanza del vino come prodotto commerciale.L’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. interruppe bruscamente un’attività fiorente. Gli scavi condotti a partire dagli anni Cinquanta hanno portato alla luce testimonianze cruciali: pollini, spore, resti vegetali fossilizzati, e soprattutto, numerose bizzotte in vetro destinate alla conservazione dei profumi, confermando la funzione produttiva del giardino. L’iscrizione “cras credo”, apposta all’ingresso, un’espressione di speranza e fiducia nel futuro, si contrappone tragicamente alla catastrofe che si abbatté sulla città, offrendo una suggestiva riflessione sulla fragilità dell’esistenza. Il restauro, quindi, non è solo un recupero materiale, ma un atto di memoria che ci permette di comprendere meglio la vita, le abitudini e le ambizioni degli abitanti di Pompei, un popolo immerso in un mondo di profumi, colori e sapori.
Il Giardino di Ercole: Pompei Rinasce tra Storia e Profumi
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