Un’ombra inquietante si proietta sulla storia giudiziaria emiliana: otto vite spezzate in un arco temporale di dieci anni, un decennio segnato da una ferita aperta e da un senso di ingiustizia profonda. Le vittime, giovani donne, sono state ritrovate senza vita tra le città e le campagne della provincia, l’ultima tragedia consumatasi il 3 gennaio 1995. L’eco di queste morti ha generato una paura diffusa e l’ipotesi, mai confermata, di un serial killer, soprannominato “il mostro di Modena”, che ha continuato a eludere le indagini e a sfuggire alla giustizia.A distanza di oltre trent’anni, la famiglia di Anna Maria Palermo, una delle donne tragicamente scomparse, ha riacceso i riflettori su questo caso irrisolto, sollecitando ufficialmente una riapertura delle indagini. Anna Maria, una giovane donna trovata senza vita in un canale a Corlo di Formigine, fu vittima di una brutale aggressione: una dozzina di coltellate ne sigillarono il destino, lasciando una famiglia nel dolore e una comunità nella disperazione. La sua vicenda, come quelle delle altre vittime, rimane una ferita aperta, un promemoria della fragilità umana e dell’importanza di perseguire la verità.L’avvocato Barbara Iannuccelli, incaricata dai fratelli della vittima, Marcello e Leonardo Palermo, si è assunta l’onere di rivedere gli atti processuali originari. Un’analisi scrupolosa dei documenti, delle testimonianze e delle prove raccolte all’epoca, rivela possibili incongruenze e elementi che meritano una nuova valutazione alla luce delle conoscenze e delle tecniche investigative odierne.L’istanza di riapertura, che sarà presentata alla Procura della Repubblica, si basa su una ipotesi cruciale: l’assassinio di Anna Maria Palermo potrebbe non essere opera di un singolo individuo, ma il risultato di un piano criminoso più complesso, forse ad opera di più persone. Questa teoria, se confermata, aprirebbe nuove piste investigative e potrebbe portare alla luce dettagli sconosciuti, gettando nuova luce su un caso che ha segnato profondamente la collettività. La ricerca della verità, a distanza di decenni, rappresenta un imperativo morale e un atto di giustizia nei confronti di Anna Maria Palermo e delle altre donne vittime di questa serie di omicidi ancora avvolti nel mistero.