L’inchiesta sulla tragica scomparsa del magistrato Antonino Scopelliti, figura chiave nella lotta alla criminalità organizzata negli anni ’90, riemerge con una nuova, delicata fase procedurale. Al centro, una richiesta di incidente probatorio avanzata dai difensori del collaboratore di giustizia Maurizio Avola, gli avvocati Ugo Colonna e Massimo Alosi, che mira a far luce sui ruoli e le responsabilità individuali legati all’efferato omicidio.Il GIP, dopo aver valutato il parere della Distaccatura della DDA di Reggio Calabria, dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta. L’esito sarà cruciale: se accolta, Avola, sotto la protezione del regime di collaborazione, sarà sottoposto ad un interrogatorio formale in aula. Questo lo esporrà non solo alle domande dei magistrati inquirenti, il procuratore Giuseppe Lombardo e il sostituto Sara Parezzan, ma anche a quelle dei legali di tutti i venti indagati, vertici di Cosa Nostra catanese e figure di spicco della ‘Ndrangheta reggina, creando una complessa dinamica processuale.L’omicidio di Antonino Scopelliti, consumato il 9 agosto 1991 a Villa San Giovanni, Piale, rappresenta una ferita ancora aperta nel tessuto della giustizia italiana. Secondo le dichiarazioni di Avola, il suo ruolo si sarebbe limitato a fornire il supporto logistico, guidando la motocicletta che accompagnava l’auto del magistrato. Tuttavia, l’accusato incrimina Vincenzo Salvatore Santapaola come l’esecutore materiale, attribuendogli l’utilizzo di un fucile che, a suo dire, fu poi sotterrato a Belpasso e recuperato dalla polizia nel 2019, una prova tangibile che contribuisce a ricostruire la sequenza degli eventi.La lista originaria degli indagati era composta da ventiquattro nomi, ma il peso del tempo ha portato alla perdita di tre figure chiave: Matteo Messina Denaro, Giovanni Tegano e Francesco Romeo, esponenti di rilievo nel panorama mafioso. In particolare, il caso di Benedetto Santapaola, padre del presunto mandante dell’omicidio, si presenta particolarmente complesso, essendo stato assolto in un precedente processo per lo stesso crimine, una circostanza che ne preclude ulteriori procedimenti giudiziari per il caso Scopelliti.La richiesta di incidente probatorio non si limita alla testimonianza di Avola; essa coinvolge anche un altro collaboratore di giustizia siciliano, Fabio Tranchina, il quale avrebbe agevolato la latitanza di Giuseppe Graviano, figura estranea all’attuale indagine, a Giardini Naxos, attraverso un alloggio fornito da esponenti catanesi. Questa ulteriore connessione svela una rete intricata di relazioni tra diverse articolazioni mafiose, evidenziando la capacità di queste organizzazioni di sfruttare dinamiche territoriali e reti di supporto per eludere le azioni di contrasto.L’incidente probatorio si configura, quindi, come un’occasione cruciale per ricostruire il quadro completo di un omicidio complesso e dalle implicazioni ampie, non solo per attribuire le responsabilità individuali, ma anche per comprendere meglio le dinamiche interne alle organizzazioni criminali e le loro modalità operative. La sua esito potrà contribuire significativamente alla ricerca della verità e alla giustizia per Antonino Scopelliti.
Nuova svolta nell’omicidio Scopelliti: incidente probatorio in arrivo.
Pubblicato il
