I bambini e le famiglie di Fiorano Canavese hanno risposto con entusiasmo all’iniziativa “Coloriamo Fiorano” con i loro disegni, dove invitano le persone a restare a casa e sottolineano con la loro spensieratezza il motto ” Andrà tutto bene”. Una bella iniziativa da parte dei più piccoli che portano colore e speranza in questo periodo buio per l’Italia intera.
“Coloriamo Fiorano” è l’iniziativa dei bambini contro l’emergenza Coronavirus
I bambini e le famiglie di Fiorano Canavese hanno risposto con entusiasmo all’iniziativa “Coloriamo Fiorano” con i loro disegni, dove invitano le persone a restare a casa e sottolineano con la loro spensieratezza il motto ” Andrà tutto bene”. Una bella iniziativa da parte dei più piccoli che portano colore e speranza in questo periodo buio per l’Italia intera.
Trovato un microtelefono in una cella della Casa Circondariale d’Ivrea
La polizia penitenziaria del carcere d’Ivrea ha scoperto dove si nascondeva un cellulare che permetteva ai detenuti di avere contatti con l’esterno in modo illecito. L’intervento degli agenti è avvenuto presso una cella, al primo piano dell’istituto, durante una protesta dei reclusi. Due prigionieri italiani, rispettivamente di 46 e 35 anni, avevano nascosto il microtelefono, con una scheda sim inserita, in un armadio, avvolto da biancheria. Il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), Leo Beneduci, ha ringraziato gli agenti in servizio presso la Casa Circondariale d’Ivrea per la loro perspicacia professionale, poichè hanno evitato che si creasse un centro telefonico pubblico chiaramente illecito, nonostante si stia operando in condizioni estreme per la gravissima e nota carenza di organico.

Trovato un microtelefono in una cella della Casa Circondariale d’Ivrea
La polizia penitenziaria del carcere d’Ivrea ha scoperto dove si nascondeva un cellulare che permetteva ai detenuti di avere contatti con l’esterno in modo illecito. L’intervento degli agenti è avvenuto presso una cella, al primo piano dell’istituto, durante una protesta dei reclusi. Due prigionieri italiani, rispettivamente di 46 e 35 anni, avevano nascosto il microtelefono, con una scheda sim inserita, in un armadio, avvolto da biancheria. Il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), Leo Beneduci, ha ringraziato gli agenti in servizio presso la Casa Circondariale d’Ivrea per la loro perspicacia professionale, poichè hanno evitato che si creasse un centro telefonico pubblico chiaramente illecito, nonostante si stia operando in condizioni estreme per la gravissima e nota carenza di organico.

Coronavirus: i medici italo-venezuelani si offrono per l’emergenza
I medici italo-venezuelani, di cui molti già con passaporto italiano, si offrono ad affrontare l’emergenza COVID-19 dell’Italia.
In Italia ci sono circa 1.000 medici, infermieri e professionisti vari della salute, di origine italo- venezuelana, pronti a dare sostegno per affrontare l’emergenza Covid-19”. Lo ha affermato Marinellys Tremamunno, presidente dell’Associazione “Venezuela: la piccola Venezia”, portavoce di un compatto gruppo di associazioni italiane che, insieme all’Associazione di Medici Venezuelani in Spagna, da anni si battono per il riconoscimento dei titoli di studio universitari del Venezuela in Italia.
“Di fronte alla grave carenza di personale sanitario, facciamo appello al governo italiano per valutare l’abilitazione professionale e l’inserimento immediato dei professionisti con titolo venezuelano. La maggioranza ha già passaporto italiano, molti con doppia o tripla specializzazione e decenni di esperienza, ma non riescono a partecipare ai bandi straordinari per reclutare medici e infermieri perché sono intrappolati nella burocrazia italiana, che al momento ha bloccato la possibilità di esercitare la loro professione in Italia”.
Moltissimi di loro sono medici, primari, professori universitari, alcuni con pubblicazioni mediche a livello mondiale, che si trovano intrappolati nelle enormi difficoltà che la burocrazia italiana prevede nel riconoscimento dei loro titoli di studio e delle varie specializzazioni mediche, poiché richiede documenti e procedure complesse quasi impossibili da superare. Si tratta di persone che sono fuggite da un Paese al collasso come il Venezuela, ma paradossalmente non riescono ad abilitarsi professionalmente pur essendo in possesso della Cittadinanza Italiana, e non possono accedere ai benefici e alle agevolazioni esistenti per il riconoscimento dei titoli di studio dei rifugiati.
“Ci rivolgiamo a tutta la comunità e alle autorità sanitarie per mettere a disposizione un esercito di medici italo-venezuelani altamente qualificati per sostenere l’Italia in questo momento così drammatico. È una grande opportunità da prendere in considerazione e mettiamo a disposizione del governo l’elenco di questi professionisti altamente qualificati pronti a lavorare”, ha puntualizzato la Tremamunno.
Coronavirus: i medici italo-venezuelani si offrono per l’emergenza
I medici italo-venezuelani, di cui molti già con passaporto italiano, si offrono ad affrontare l’emergenza COVID-19 dell’Italia.
In Italia ci sono circa 1.000 medici, infermieri e professionisti vari della salute, di origine italo- venezuelana, pronti a dare sostegno per affrontare l’emergenza Covid-19”. Lo ha affermato Marinellys Tremamunno, presidente dell’Associazione “Venezuela: la piccola Venezia”, portavoce di un compatto gruppo di associazioni italiane che, insieme all’Associazione di Medici Venezuelani in Spagna, da anni si battono per il riconoscimento dei titoli di studio universitari del Venezuela in Italia.
“Di fronte alla grave carenza di personale sanitario, facciamo appello al governo italiano per valutare l’abilitazione professionale e l’inserimento immediato dei professionisti con titolo venezuelano. La maggioranza ha già passaporto italiano, molti con doppia o tripla specializzazione e decenni di esperienza, ma non riescono a partecipare ai bandi straordinari per reclutare medici e infermieri perché sono intrappolati nella burocrazia italiana, che al momento ha bloccato la possibilità di esercitare la loro professione in Italia”.
Moltissimi di loro sono medici, primari, professori universitari, alcuni con pubblicazioni mediche a livello mondiale, che si trovano intrappolati nelle enormi difficoltà che la burocrazia italiana prevede nel riconoscimento dei loro titoli di studio e delle varie specializzazioni mediche, poiché richiede documenti e procedure complesse quasi impossibili da superare. Si tratta di persone che sono fuggite da un Paese al collasso come il Venezuela, ma paradossalmente non riescono ad abilitarsi professionalmente pur essendo in possesso della Cittadinanza Italiana, e non possono accedere ai benefici e alle agevolazioni esistenti per il riconoscimento dei titoli di studio dei rifugiati.
“Ci rivolgiamo a tutta la comunità e alle autorità sanitarie per mettere a disposizione un esercito di medici italo-venezuelani altamente qualificati per sostenere l’Italia in questo momento così drammatico. È una grande opportunità da prendere in considerazione e mettiamo a disposizione del governo l’elenco di questi professionisti altamente qualificati pronti a lavorare”, ha puntualizzato la Tremamunno.
Muore paziente all’ospedale di Ivrea. Sono 580 i positivi in Piemonte.
In Piemonte i ricoveri in terapia intensiva sono 97, in altri reparti 368, in isolamento domiciliare 89. I decessi sono 25. Tra questi un 87enne torinese ricoverato all’ospedale di Ivrea. Pronte nuove assunzioni negli ospedali della Regione.
Sono cinque i deceduti risultati positivi al Covid-19 tra la giornata di ieri e fino a questa mattina. Si tratta di tre uomini (un alessandrino di 92 anni mancato ad Alessandria, un cosentino di 65 anni a Torino e un torinese di 87 anni ad Ivrea) e due donne (una torinese di 59 anni a Torino e una cuneese di 86 anni a Bra). Le persone positive al Coronavirus Covid-19 sono al momento 580.
Territorialmente, i casi sono così distribuiti: 187 a Torino, 69 ad Asti, 132 ad Alessandria, 39 a Biella, 24 a Cuneo, 32 a Novara, 25 a Vercelli, 18 nel Verbano-Cusio-Ossola, quelli fuori regione sono 20, quelli ancora in fase di elaborazione e attribuzione territoriale 34. I ricoveri in terapia intensiva sono 97, in altri reparti 368, in isolamento domiciliare 89. I decessi sono 25.
Muore paziente all’ospedale di Ivrea. Sono 580 i positivi in Piemonte.
In Piemonte i ricoveri in terapia intensiva sono 97, in altri reparti 368, in isolamento domiciliare 89. I decessi sono 25. Tra questi un 87enne torinese ricoverato all’ospedale di Ivrea. Pronte nuove assunzioni negli ospedali della Regione.
Sono cinque i deceduti risultati positivi al Covid-19 tra la giornata di ieri e fino a questa mattina. Si tratta di tre uomini (un alessandrino di 92 anni mancato ad Alessandria, un cosentino di 65 anni a Torino e un torinese di 87 anni ad Ivrea) e due donne (una torinese di 59 anni a Torino e una cuneese di 86 anni a Bra). Le persone positive al Coronavirus Covid-19 sono al momento 580.
Territorialmente, i casi sono così distribuiti: 187 a Torino, 69 ad Asti, 132 ad Alessandria, 39 a Biella, 24 a Cuneo, 32 a Novara, 25 a Vercelli, 18 nel Verbano-Cusio-Ossola, quelli fuori regione sono 20, quelli ancora in fase di elaborazione e attribuzione territoriale 34. I ricoveri in terapia intensiva sono 97, in altri reparti 368, in isolamento domiciliare 89. I decessi sono 25.
Arrivano le mascherine fashion, ma altamente protettive
La moda esorcizza la grande paura del Covid-19 a colpi di invenzioni, funzionali e possibilmente glamour. Lo si è visto alla Fashion Week dello scorso febbraio, a Milano. E a Parigi, la scorsa settimana, ha fatto notizia la collezione della designer Marine Serre, che ha mandato in passerella maschere integrali o quasi con materiali traspiranti, hi-tech, che arriveranno sul mercato a giorni. Ma Como, patria della seta, non resta indietro, proponendo una mascherina in seta con speciali filtri. |
“Fashion e protettiva” come spiega la creativa Monica Gabetta Tosetti, neurochirurgo e medico estetico, oltre che fashion blogger e stilista per il negozio di famiglia. «Ho pensato di ottimizzare la piacevolezza dell’accessorio con una funzionalità apprezzabile. La mascherina, in seta, è dotata di elastico che può essere regolato e contiene una tasca dove collocare il filtro» spiega la dottoressa Gabetta, esperta di moda e bellezza a 360 gradi. Fatta nello specifico di carta-tessuta, trattata con sanificante chirurgico contro batteri e virus (lo stesso che viene utilizzato in sala operatoria), il filtro «si infila nella tasca ed è attivo per 72 ore di utilizzo».
Al di là dell’appeal estetico, quali vantaggi fornisce rispetto alle tradizionali mascherine? «È più protettiva di circa un 25-30%” continua la dottoressa. Naturalmente, anche in questo caso il presidio protettivo copre bocca e naso, non gli occhi «che restano non protetti». Realizzata finora in alcuni esemplari, in seta nera, e pronto ad adattarsi ai gusti della clientela, l’accessorio è pronto per essere proposto on line, considerato anche il riscontro positivo tra i follower di Monica Gabetta Tosetti, fashion influencer molto popolare in Instagram.