Antonina Balsamo, una donna di 63 anni gravata dal peso del vedovio da quattro anni, si ritrova esposta alla precarietà di una vita marginale.
Da quasi due mesi, la sua abitazione è un’automobile parcheggiata di fronte al pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo, una condizione disumana resa necessaria dalla sua impossibilità di accedere a strutture di accoglienza a causa della presenza di Molly, la sua cagnolina.
La pensione di reversibilità, un sostegno economico di 614 euro, si rivela insufficiente per garantire una vita dignitosa, lasciandola di fronte a scelte impensabili: “O pago la casa, il condominio e le utenze, oppure mangio,” confida Antonina, con un velo di rossetto che cerca di mitigare la stanchezza impressa sul suo volto.
La sua storia è un esempio emblematico di come la perdita di un punto di riferimento, in questo caso la figura del marito, possa precipitare un individuo in una spirale di vulnerabilità.
La perdita dell’abitazione, conseguente all’incapacità di far fronte alle spese, l’ha spinta ai margini della società, costringendola a dipendere dalla generosità occasionale dei servizi ospedalieri e di un bar locale per le necessità primarie.
I tentativi di trovare rifugio nei dormitori comunali, documentati attraverso il supporto di un assistente sociale, si sono infranti contro il rifiuto basato sulla presenza di Molly, un legame affettivo indissolubile per Antonina.
Molly, una cagnolina di quattro anni adottata dal canile di Carini dopo la morte del marito, rappresenta più di un semplice animale domestico; è una figlia, un conforto, una presenza costante in un mondo che sembra averla abbandonata.
Microchippata e regolarmente identificata, la sua presenza è un ostacolo formale, ma anche un simbolo della solitudine e della necessità di affetto che affligge Antonina.
L’impossibilità di trovare un lavoro dignitoso, esacerbata dall’età e dalle limitazioni fisiche, aggrava ulteriormente la sua situazione.
Le offerte di lavoro proposte, come l’assistenza in case di riposo, si rivelano insostenibili, sia per le condizioni di lavoro che per la difficoltà di affrontare compiti fisicamente impegnativi.
La vicenda di Antonina è stata portata all’attenzione pubblica grazie all’intervento di Toni Pellicane, attivista sociale dell’associazione Asida 12 luglio, e dell’onorevole Ismaele La Vardera.
La loro mobilitazione ha generato un’ondata di solidarietà che ha permesso di individuare una sistemazione temporanea in una comunità alloggio per anziani a Cinisi, grazie all’iniziativa del proprietario, Toni Mancino, che si è offerto di accogliere Antonina e Molly gratuitamente.
Questa soluzione transitoria, tuttavia, non risolve il problema alla radice, sottolineando l’urgente necessità di un intervento strutturale da parte delle istituzioni comunali e dell’assessore all’Emergenza abitativa, Fabrizio Ferrandelli.
La storia di Antonina Balsamo non è un caso isolato, ma un campanello d’allarme che evidenzia le fragilità del sistema di welfare e la persistenza di sacche di povertà e marginalità all’interno della società contemporanea.
Richiede un approccio integrato che non si limiti a fornire soluzioni di emergenza, ma che miri a garantire il diritto alla casa, al lavoro e all’assistenza sociale per tutti i cittadini, senza discriminazioni e con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili.
La solidarietà dimostrata dalla comunità è un primo passo importante, ma è fondamentale che le istituzioni si assumano la responsabilità di garantire una vita dignitosa per Antonina e per tutti coloro che si trovano in situazioni simili.







