L’eco rombante dei primi motori, un fremito di metallo e velocità, si insinuò nel tessuto sociale del nuovo secolo, avvolgendo l’automobile in un’aura mitica.
Più che un semplice mezzo di trasporto, l’auto divenne simbolo di progresso, aspirazione e, soprattutto, di un’estetica rivoluzionaria, un’ossessione che il Futurismo seppe abbracciare e sublimare.
L’Archivio Storico Comunale di Palermo offre ora, dal 30 ottobre al 9 novembre, un’occasione unica per ripercorrere queste tracce, attraverso una mostra che è un vero e proprio viaggio nel tempo e nell’immaginario collettivo.
Il titolo stesso, “Editoria ed arte sedotte dall’automobilismo”, ne rivela l’essenza: l’auto non solo catalizzò l’attenzione dei produttori e delle case automobilistiche, ma stimolò una reazione artistica profonda e diffusa.
La Sicilia, in questo contesto, si rivelò un crocevia privilegiato, un terreno fertile dove l’innovazione tecnologica e la creatività visiva si fusero in un connubio inaspettato.
Figura chiave di questo processo fu Vincenzo Florio, imprenditore illuminato e appassionato fotografo, capace di incarnare l’entusiasmo per la modernità e, come sottolineava Leonardo Sciascia, di affrontare le vicissitudini con una serena lucidità.
Florio non fu solo promotore delle prime competizioni automobilistiche, ma anche interprete di un nuovo modo di vedere e rappresentare la macchina, elevandola a icona di una nuova era.
La mostra, grazie alla generosa collezione di Vincenzo Prestigiacomo, espone un patrimonio di oltre trecento pezzi che narrano una storia lunga settant’anni.
Si parte dall’immagine storica della prima vettura a giungere a Palermo nel 1898, per poi proseguire con i documenti relativi alla pionieristica Palermo-Monreale del 1904, evento che diede origine alla leggendaria Targa Florio, una delle competizioni automobilistiche più antiche e prestigiose al mondo.
Il 1906 segnò l’inizio di un’entusiasmata adesione al mito dell’automobile, alimentata da una classe dirigente desiderosa di affrancarsi dalle convenzioni del passato.
L’esposizione offre uno spaccato delle grandi case produttrici, non solo quelle dei primi anni del Novecento, ma anche quelle che hanno segnato i decenni successivi, come Mercedes-Benz, Fiat, Ford, Berliet, Isotta Fraschini, Lancia, Bugatti, Maserati e, naturalmente, Ferrari.
Ma l’influenza dell’automobile non si limitò al mondo industriale; essa catturò l’attenzione e stimolò la creatività di numerosi artisti, tra cui Plinio Codognato, Marcello Dudovich, Filippo De Pisis, Carlo Biscaretti di Ruffia, Aleardo Terzi, e altri ancora.
Le loro opere, disegni, manifesti, fotografie, testimoniano il fascino irresistibile delle quattro ruote e il suo impatto profondo sulla cultura e sull’immaginario del XX secolo, contribuendo a definire un’estetica moderna e dinamica.
La mostra non è quindi solo una celebrazione della storia dell’automobile, ma anche un omaggio alla capacità dell’arte di interpretare e di elevare il quotidiano a simbolo di un’epoca.







