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martedì 4 Novembre 2025

Corno di capra trafigge cervello: miracolo in sala operatoria.

Un evento drammatico, un incontro inatteso con la forza primordiale della natura, ha portato un uomo a confrontarsi con la fragilità del corpo umano e l’ingegno della medicina moderna.
L’incidente, in cui un corno di capra ha trafitto il bulbo oculare, penetrando poi nella base cranica e raggiungendo il cervello, ha rappresentato una sfida complessa per un team multidisciplinare del Policlinico Universitario di Messina.

L’esordio della vicenda si è concretizzato con un primo intervento neurochirurgico di eccezionale delicatezza.
I professori Nino Germanò e Giovanni Raffa, esperti in chirurgia cerebrale, si sono attivati per affrontare la lesione alla base cranica, una regione anatomica cruciale per la protezione del sistema nervoso centrale.
La ricostruzione delle membrane meningee, le sottili membrane che avvolgono il cervello, ha richiesto precisione millimetrica e una profonda comprensione delle dinamiche fisiologiche.
Parallelamente, i professori Alessandro Meduri e Felicia Ferreri, specialisti in oftalmologia, si sono dedicati alla gestione dell’occhio gravemente danneggiato.
La prima fase ha previsto la ricucitura del bulbo oculare perforato, un tentativo immediato per contenere l’emorragia e prevenire complicazioni infettive.

A distanza di una settimana, una seconda, ancora più complessa, operazione si è resa necessaria per affrontare la lacerazione retinica, un danno che avrebbe compromesso in modo permanente la capacità visiva.
La ricostruzione della retina si è rivelata un intervento di vitrectomia, un procedimento chirurgico avanzato che prevede la rimozione del corpo vitreo, la sostanza gelatinosa che riempie l’occhio, per permettere la riattaccatura della retina lacerata.

L’iniezione di olio di silicone all’interno del bulbo oculare ha avuto il compito di mantenere la retina nella posizione corretta, un supporto temporaneo fondamentale per la successiva guarigione.

L’intervento, protrattosi per otto ore, ha messo a dura prova le competenze e la resistenza del team chirurgico.
Il successivo controllo, effettuato a distanza di una settimana, ha fornito un quadro incoraggiante: la base cranica si era perfettamente rimarginata e la retina assumeva la posizione anatomica corretta.

Il paziente, gradualmente, ha riacquistato la capacità di vedere, un segnale di speranza e un trionfo della scienza medica.

Questo episodio, come sottolinea il direttore generale Giorgio Giulio Santonocito, è una testimonianza tangibile dell’eccellenza del sistema sanitario universitario e del valore inestimabile della collaborazione tra diverse specializzazioni mediche.
Eventi traumatici come questo, purtroppo frequenti in contesti rurali, mettono in luce il ruolo essenziale di un ospedale universitario nella cura della comunità.
La possibilità di avvalersi di professionisti altamente qualificati e di tecnologie all’avanguardia consente di offrire trattamenti salvavita, spesso altrimenti inaccessibili.
Un plauso sentito è rivolto al team chirurgico per la loro dedizione e per l’impegno costante, e un sincero augurio di completa guarigione è rivolto al giovane paziente, simbolo di resilienza e speranza.

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