venerdì, 20 Giugno 2025
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Oleandro: 140 anni di reclusione per la mafia catanese

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L’operazione “Oleandro”, condotta dalla Guardia di Finanza il 18 gennaio 2024 a Catania, ha portato a una sentenza che segna un capitolo significativo nella lotta alla criminalità organizzata siciliana. Il Giudice per le Indagini Preliminari, Pietro Currò, ha emesso una sentenza che prevede complessivamente oltre 140 anni di reclusione per 16 imputati, con un’assoluzione che introduce una nota di complessità nell’esito del processo celebrato con rito abbreviato. L’inchiesta, meticolosamente coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dai sostituti Assunta Musella, Giuseppe Sturiale e Fabio Regolo, ha proiettato i riflettori su un’articolazione criminale particolarmente radicata nel quartiere di Picanello, parte integrante del più ampio clan Santapaola-Ercolano.Il cuore dell’organizzazione, secondo l’accusa e confermato in parte dalla sentenza, era costituito da figure di riferimento, i cosiddetti “reggenti” della cosca operanti nel territorio. Questi individui, Carmelo “Melo” Salemi (20 anni di reclusione) e Giuseppe Russo, soprannominato “il giornalista” o “l’elegante” (13 anni e 9 mesi), avrebbero orchestrato le attività illecite, utilizzando apparentemente una stalla come luogo sicuro per gli incontri e la pianificazione delle operazioni. L’assoluzione di Lorenzo Panebianco introduce un elemento di incertezza e forse sottolinea la difficoltà di provare in modo definitivo alcuni capi d’imputazione.L’attività criminale del gruppo di Picanello si fondava su un modello finanziario sofisticato e pervasivo. Al centro del sistema, l’erogazione di prestiti a tassi usurari, una pratica predatoria che affligge le fasce più vulnerabili della popolazione. Questi prestiti non rappresentavano un’attività isolata, ma costituivano un elemento cruciale in un complesso sistema di riciclaggio di capitali provenienti da attività illecite quali il traffico di stupefacenti, le estorsioni e il controllo illegale del gioco d’azzardo. L’accusa ha delineato come il denaro sporco fosse immesso in circolo attraverso l’apparente attività di prestito, rendendo difficile tracciare le sue origini e destinazioni.L’organizzazione, inoltre, ha utilizzato metodi intimidatori tipici della criminalità organizzata per garantire il rispetto degli accordi, minacciando le vittime e assicurando il pagamento puntuale delle rate di capitale e interessi. Questa dinamica di coercizione creava un clima di paura e omertà, rendendo ancora più difficile per le vittime denunciare le attività estorsive.La severità delle condanne, che variano da 2 anni e 4 mesi a 20 anni di reclusione, riflette la gravità dei reati contestati e l’importanza strategica del gruppo di Picanello all’interno della struttura del clan Santapaola-Ercolano. Le pene inflitte a figure come Carmelo Salemi e Alfio Sgroi, entrambi condannati a 20 anni, evidenziano il ruolo apicale che questi individui ricoprivano nell’organizzazione criminale. La sentenza, pur rappresentando un importante successo nella lotta alla mafia, apre interrogativi sul futuro delle attività criminali nel quartiere e sulla necessità di proseguire gli sforzi di contrasto alla criminalità organizzata, rafforzando la collaborazione tra le forze dell’ordine, la magistratura e la società civile.

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